“Sanità integrata è il nodo principale dello sviluppo della sanità. E’ prevista nel Pnrr bisogna dunque collaborare con tutte le realtà che sono presenti nel sociale” lo ha detto Giorgio Trizzino, responsabile sanitario Samot introducendo il tema dell’incontro tenuto a palazzo dei Normanni. Un approfondimento promosso proprio da Samot (società assistenza malato oncologico terminale- Onlus) che ha voluto indagare circa il ruolo del terzo settore nella programmazione sanitaria regionale degli interventi sociosanitari.

Da qui, ha preso le mosse l’organizzazione di una prima tavola rotonda, molto partecipata, in cui sono stati coinvolti i vertici degli assessorati regionale della Salute e della Famiglia, esperti e rappresentanti del Terzo settore. Un primo passo con l’impegno e la promessa di tornare a confrontarsi in autunno nell’ottica di questa integrazione, diventata urgente e necessaria.

Il ruolo del Terzo Settore

Il terzo settore svolge un ruolo fondamentale nel fornire supporto alle politiche di welfare e nella tutela della salute. Questo, offre servizi e interventi che integrano l’azione delle istituzioni pubbliche. La collaborazione tra il terzo settore e le istituzioni può portare ad una maggiore efficacia nell’erogazione dei servizi e ad una migliore copertura delle esigenze della popolazione, e, di fronte alla necessità di una medicina territoriale in agonia, occorre una progettualità che coinvolta maggiormente tali enti, capaci di supportare il sistema sanitario rendendo quindi la sanità accessibile a tutti.

“La regione ha avviato e definito un percorso che è finalizzato all’accreditamento di operatori economici che possono offrire servizio di qualità – ha dichiarato Salvatore Iacolino, dirigente generale – dipartimento per la pianificazione strategica – è fondamentale l’assistenza domiciliare integrata in modo tale da sgravare gli ospedali di prestazioni che devono essere rese in ambito assistenziale territoriale – continua – c’è ancora molto da fare”.

Il dibattito

Durante il convegno organizzato dalla Samot, leader nelle cure palliative, il primo tema affrontato dai vertici degli assessorati regionali della salute e della famiglia e dagli esperti e rappresentanti del terzo settore, ha riguardato la necessità di integrazione garantendo servizi più efficaci.

Tra esperienze, criticità e proposte, il dibattito è entrato subito nel vivo con la volontà da parte di tutti partecipanti di porre le basi per una nuova sanità territoriale a partire dalla valorizzazione dell’assistenza domiciliare.

“In un contesto di invecchiamento della popolazione e di aumento delle malattie croniche, – aggiunge Trizzino – le cure domiciliari rappresentano un’area di fondamentale importanza all’interno del sistema sanitario. Il ruolo cruciale del Terzo settore consiste nell’assistenza diretta, nel supporto logistico e psicologico e nella garanzia della continuità delle cure. Le cure domiciliari migliorano la qualità di vita del paziente riducendo al tempo stesso i costi sanitari complessivi, evitando ricoveri ospedalieri e degenze prolungate, alleggerendo la pressione su ospedali e case di cura, contribuendo ad un utilizzo più efficiente delle risorse sanitarie pubbliche e private”.

Il cambio di passo a favore di una sanità integrata è stato fatto, a detta della dirigente generale dell’assessorato regionale alla famiglia, Maria Letizia Di Liberti: “L’articolo 55 del decreto 117 stabilisce proprio come gli enti del Terzo settore possono, assieme alle pubbliche amministrazioni, identificare quelli che sono i fabbisogni, e quindi la programmazione in senso lato, ma anche la progettazione di interventi specifici. Tutto questo interessa l’ambito sociale, del quale mi occupo, ma anche quello sanitario”.

 

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