E’ solo una questione di tempo! Se la sanità siciliana non troverà medici ed infermieri, se non farà assunzioni il piano per salvare il reparto di Ortopedia di Villa Sofia, a Palermo, rischia di essere solo un tampone. Insomma, l’annuncio dell’assessore alla sanità regionale Giovanna Volo, a più di uno è sembrato una soluzione placebo, o per rimanere nell’ambito medico un palliativo, per prendere tempo in una vicenda che allo stato attuale delle cose non è di facile risoluzione. Non si tratta di un problema dell’ospedale ne di una responsabilità di governo: senza medici l’intera sanità italiana rischia il collasso.

Le “falle” nel piano

I perché sono presto detti: i cinque medici assegnati al reparto dalla prossima settimana vengono uno dal Policlinico e quattro dall’Asp, ma sono assegnazioni provvisorie, e già questo dà al tutto un senso di precarietà. Dunque, è logico che  se non si trovano soluzioni ulteriori e su tutto se non si fanno assunzioni dovranno rientrare ai luoghi di origine o scopriranno altri servizi, come un cane che si morde la coda.

Giusto l’intervento per affrontare l’emergenza ma serve una soluzione stabile, altrimenti la coperta rischia di essere troppo corta e questa, come altre soluzioni d’emergenza, rischiano di non risolvere ma tradursi solo in un un rimandare il problema. Peraltro la riforma prevista dal PNRR assegna proprio la traumatologia come “mission primaria” agli ospedali insieme agli interventi di alta specializzazione.

Il bivio della sanità siciliana

La sanità siciliana è ad un bivio, oppressa da mille fattori di stress e malfunzionamento, ma obbligata a cambiare da qui a poco anche per effetto del piano nazionale di riforma legato ai fondi del Pnrr. Chiaro che la Regione soffre più di altre parti d’Italia la carenza di medici e infermieri: nel Paese ne mancano 30mila, in Sicilia quasi cinquemila, tanto che i medici di famiglia che vanno in pensione non si possono sostituire e quelli ospedalieri e ambulatoriali non sono sufficienti a garantire il servizio. A fronte di queste difficoltà oggettive a reperire personale è già partito il piano per la sanità del futuro. Con i soldi dell’Europa deve cambiare il sistema di assistenza: non più incentrato sugli ospedali ma su territorialità e stadi intermedi.

Di fatto negli ospedali resteranno solo i reparti di alta specializzazione e quelli traumatologici. Insomma gli ospedali si occuperanno di operazioni chirurgiche programmate e delle vittime di incidenti, infarti, ictus ed eventi improvvisi e imprevisti.

Dopo l’intervento il paziente resterà un tempo brevissimo poi andrà negli ospedali di comunità, nuove strutture che ospiteranno anche i medio e lungo degenti. L’assistenza sarà principalmente infermieristica e il medico sarà presente all’esigenza.

Anziani e lungodegenti potranno contare su altre strutture, le case di comunità. Anche qui assistenza infermieristica e medico una volta a settimana. Chi può sarà assistito a casa propria da equipe messe a disposizione dalle Asp. Di fatto le aziende territoriali gestiranno assistenza domiciliare, case e ospedali di comunità Ne dovranno nascere 50 su tutto il territorio regionale con i soldi del Pnrr.

Chi saranno i manager in Sicilia?

In questo clima di cambiamento entro fine mese la Regione dovrà nominare i nuovi manager. Il 31 ottobre, infatti, scadono i contratti e servono 18 direttori generali per 9 aziende ospedaliere e 9 Asp e su questi ancora non si trova l’accordo anche se il governatore ha detto che non intende procedere alle proroghe. Scelte delicate come delicata è la fase di transizione per la sanità dell’Isola.

Il caos al Cto e i cartelli misteriosi

E intanto a pagarne, come sempre, sono i cittadini. Negli scorsi giorni al Cto è apparso un cartello dove si sospendevano le visite, poi sparito e quasi negato dall’azienda, e nel frattempo i disagi continuano. C’è stata anche la visita del deputato alla Camera palermitano Davide Faraone, che ha effettuato un sopralluogo nelle due strutture ospedaliere. “La situazione che ho trovato è drammatica – afferma -. Lunghe ore di attesa al pronto soccorso, sale operatorie non a regime, reparti dimezzati a causa della mancanza di medici e di infermieri. Un capitale umano che va via e che paralizza l’intero sistema. Al pronto soccorso ci sono appena 14 medici e ce ne vorrebbero 40 per rendere operative tutte le sale presenti. I medici fanno turni non umani, i concorsi messi a bando vanno deserti. E’ una situazione tragica sulla quale bisogna monitorare e insistere per trovare una soluzione che non renda precaria la salute dei cittadini, minato nelle sue fondamenta il diritto alla salute”.

L’ortopedia all’osso

Stando a quanto constatato dal parlamentare al reparto di ortopedia di Villa Sofia ci sarebbe un solo medico, il penultimo rimasto oggi è andato in pensione. “I superstiti – continua Faraone – hanno un grande senso di abnegazione e del dovere, che sentono però sulla loro pelle tutta la responsabilità di un sistema andato in tilt. Niente operazioni ortopediche, eppure quel reparto era il fiore all’occhiello. C’era un  reparto interamente destinato ai pazienti politraumatizzati, con posti letto dedicati a un’attenta monitorizzazione, caso unico nel  Mezzogiorno d’Italia. Infatti qui i pazienti del bacino assistenziale della Sicilia occidentale che avevano subìto traumi maggiori, venivano seguiti per tutta la degenza fino alla dimissione”.

Questione in parlamento

Questioni che adesso Faraone ha intenzione di portare alla ribalta del governo nazionale. “Porterò le istanze in parlamento – aggiunge -, l’interesse collettivo di accesso al sistema pubblico non può essere ancora scalfito, le soluzioni vanno trovate subito. E’ questo il nodo da sciogliere, tutto il balletto che riguarda le nomine dei manager e la spartizione dei partiti è imbarazzante per chi la politica la fa, i criteri ci sono per nominare i migliori. Investire in sanità significa investire nel futuro del Paese”.

 

 

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