La festa di San Giuseppe, in Sicilia, è da sempre caratterizzata da tradizioni religiose ed esaltazione della gastronomia locale.
San Giuseppe, che secondo il Nuovo Testamento è lo sposo di Maria e padre putativo di Gesù, è definito come “Uomo giusto” e venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. La celebrazione di san Giuseppe, il 19 marzo, è anche la festa del papà.
Sono diverse le iniziative religiose in tutta l’Isola. In molte località vengono imbastiti gli “Altari di San Giuseppe”, decorati con i classici pani di differenti forme e misure, e le “tavolate di San Giuseppe”, in cui le famiglie contribuiscono a preparare cibi e pietanze tipiche da offrire ai poveri.
La tradizione gastronomica accompagna le celebrazioni in tutta l’Isola. Pasta con le sarde – sono buoni i bucatini conditi con finocchietto – e sfince con la ricotta a fine pasto sono gli elementi essenziali delle tavole di questo giorno.
Le “sfince” alla ricotta, soprattutto a Palermo sono le protagoniste assolute della festa. Si tratta di un bignè fritto ricoperto, ed in qualche caso anche ripieno di ricotta condita con zucchero, gocce di cioccolato e bucce di arancia candita.
Il nome deriva dal latino “spongia” cioè spugna, e questi a sua volta dal greco “sfoggia”. Dunque frittelle morbide, gustose e asimmetriche, che sembrano delle vere e proprie spugne, vuote o ripiene di ricotta. Molti però fanno derivare il vocabolo dall’arabo “sfang” col quale viene indicata una frittella di pasta addolcita con il miele.
Altro aspetto tipico della festa sono le tradizionali “vampe”. Commistione di riti pagani e cristiani, il fuoco rappresenta un momento di passaggio tra l’inverno e l’inizio della primavera. Nella tradizione religiosa popolare, invece, il fuoco costituisce un’offerta al Santo che soffrì il freddo nella grotta di Betlemme.
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