Il ministro dell’Interno Matteo Salvini nella sua tappa a Monreale ha sostato e deposto un mazzo di fiori davanti alla lapide dedicata ad Emanuele Basile, ufficiale dei carabinieri assassinato proprio a Monreale dalla mafia la sera del 3 maggio 1980.
Il militare originario di Taranto stava rientrando a casa, insieme a sua moglie e sua figlia di quattro anni, dopo aver assistito alla processione per la festa del Santissimo Crocifisso. L’ufficiale aveva in braccio la figlia Barbara addormentata quando i sicari di Cosa nostra gli spararono numerosi colpi di arma da fuoco. Basile fece da scudo a sua figlia per proteggerla dai proiettili. Morì poi subito dopo in ospedale.
Dopo la visita al Duomo, è entrato all’interno del Bar Italia dove il titolare, Ciro Giangrande, fratello del Maresciallo Giangrande, medaglia d’oro al valore civile, ferito nel 2013 in un vile attentato di fronte a Palazzo Chigi, ha chiamato telefonicamente Giuseppe, facendolo parlare con il Ministro, il quale ha rivolto a lui espressioni di coraggio e conforto.
“Sono onorato di lavorare con le migliori forze dell’ordine del mondo” ha detto il ministro dell’Interno a Monreale. “Il mio obiettivo è portare via ai mafiosi tutto fino alle mutande per riscattare quello che hanno rubato. – ha aggiunto – La mafia non è solo a Monreale o a Corleone ma è anche a Milano e in altre parti d’Italia. E noi dobbiamo sdradicare questi criminali. Io non mollo e vado avanti come un treno. La Sicilia non è mafia, è lavoro, è cultura”.
“Oggi è una giornata di festa per tutti. Però stamattina mi sono svegliato e mi è arrivato uno striscione dei compagni di sinistra che sono democratici che dicevano ‘Salvini attento che ancora fischia il vento’ e un altro ‘Salvini muori’ o ancora ‘piazzale Loreto ti aspetta’. Più mi minacciano più sono contento di fare il mio lavoro. E tiro dritto come un treno alla facciazza loro”.