“In uno scenario di stato sociale già in grave crisi come quello attuale, la professione medica si sovrappone anche a questioni economiche e di diritti che si sommano al disorientamento rispetto alle nuove regole che stanno intervenendo sulla salute dei cittadini. Questo impone a tutti, compresi i sindaci, una valutazione profonda sulle misure da adottare per una politica sanitaria a misura di comunità”.
In vista degli ‘Stati generali della professione medica 2019’, il presidente Toti Amato si augura che il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, nonché presidente dell’Anci, “possa cambiare passo, avviando un dibattito costruttivo con l’Ordine dei medici di Palermo e tutti gli altri ordini provinciali per trovare con pari dignità istituzionale una strada comune nella sfida lanciata dal nuovo Servizio sanitario pubblico e nel superamento delle ragioni che stanno alla base di quel malessere profondo tra professionisti della sanità e pazienti raccontato ogni giorno dalle pagine di cronaca”.
“In un contesto di forte cambiamento che tocca la salute – spiega Amato – il rapporto tra medico e collettività non riguarda solo scelte che attengono alla scienza, ma anche la ricerca e la condivisione di soluzioni politico sanitarie in linea con la rotta che vuole prendere un Paese, e per ricaduta un territorio. Ad oggi però assistiamo a un rapporto solo marginale con il sindaco Orlando, a cui la legge assegna anche il ruolo di autorità sanitaria”.
“La professione medica – sottolinea il presidente dell’Omceo – non è solo un elenco di cure da trasferire, ma una visione della persona che ha implicazioni sociali ed etiche. Se i medici sono una cerniera tra salute, società e politica, uno strumento per accorciare le distanze con i cittadini, i sindaci devono essere i primi garanti di uno stato sociale equo perché rappresentano le istituzioni più vicine alla comunità”.
“Lontano da ogni determinazione di tipo politico – precisa Amato – l’Ordine dei medici, come ente pubblico sussidiario delle autorità sanitarie, rappresenta un patrimonio di conoscenza di tutte le criticità dell’assistenza sanitaria provinciale che mette a disposizione per realizzare servizi più efficienti e un welfare più a misura di territorio”.
“I medici sono pronti a dare il loro contributo con proposte tecniche e di indirizzo sanitario – conclude il presidente – . Si costituisca un tavolo tecnico che abbia innanzitutto contezza dei bisogni di salute dei cittadini in modo da stabilire linee d’intervento adeguate e sanare anche un vuoto di comunicazione tra due istituzioni locali. C’è bisogno di un confronto su molti temi: dall’accessibilità delle cure per i meno abbienti e i soggetti più deboli, alla necessità di creare punti di ascolto; dalla riqualificazione di una rete di trasporti che faciliti la mobilità dei soggetti più fragili tra frazioni della città, paesi periferici e strutture ospedaliere, all’abbattimento delle tante barriere architettoniche ancora presenti negli edifici pubblici, fino all’attivazione di servizi sociali e di integrazione contro la cultura del diverso”.