Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 13.30 di oggi (mercoledì 11 marzo), in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
Dall’inizio dei controlli, i laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) hanno analizzato 1.194 tamponi, di cui 1.037 negativi e 74 in attesa dei risultati. Al momento, quindi, sono stati trasmessi all’Istituto superiore di sanità 83 campioni. Si tratta dunque di 21 pazienti in più rispetto ad ieri.
In totale sono 83 i pazienti, di cui 24 ricoverati (uno in terapia intensiva), 57 in isolamento domiciliare e due guariti: Agrigento, 12; Catania, 41; Enna, 1; Messina, 8; Palermo, 15; Ragusa, 1; Siracusa, 3; Trapani, 2.
Il prossimo aggiornamento avverrà domani. Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana.
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.
Intanto sono oltre ventimila le persone che hanno lasciato le regioni del nord durante la grande fuga di domenica sera attuata subito prima che venisse emanato il decreto che ‘chiudeva’ la Lombardia e 14 province. Un decreto superato il giorno dopo dall’estensione delle misure a tutto il Paese anche per effetto di quella grande fuga.
Il dato viene ufficializzato dalla Regione siciliana che ha condotto uno studio su coloro che si sono registrati nel portale appositamente predisposto dalla Regione siciliana. Un numero che crea preoccupazione per il diffondersi del contagio.
A tal proposito il governatore Musumeci ha dichiarato: “La Sicilia sostiene le misure varate dal governo centrale e si unisce alla richiesta di consentire a ogni Regione, in un quadro di condivisione con le istituzioni nazionali, di adottare iniziative ulteriori, purchè non in contrasto. E’ il giusto compromesso per venire incontro a richieste legittime, come quelle della Lombardia, che nel sentimento di coesione nazionale non possono essere lasciate inascoltate. Per noi si tratta, ove condiviso, dell’opportunità di adottare una linea ancora più ferma, resa indispensabile dal numero enorme di cittadini (oltre ventimila) che hanno lasciato proprio le regioni del Nord. Nessuno vuole fare una corsa al primo della classe, ma tutti abbiamo il diritto e il dovere di proteggere le nostre popolazioni e dare il giusto tempo al sistema sanitario per prepararsi a una eventuale gestione emergenziale”.
Commenta con Facebook