Tombe ormai irriconoscibili, ricoperte da erbacce e da arbusti che impediscono l’accesso alle aree in questione. “Una civiltà si giudica dal modo in cui tratta i suoi defunti”, ci siamo ripetuti spesso in quasi tre anni di emergenza vissuta al cimitero dei Rotoli di Palermo. Evidentemente, l’immagine dal capoluogo siciliano esce con più di qualche cicatrice, visto il modo in cui i parenti dei morti seppelliti nella parte alta del camposanto di lungomare Cristoforo Colombo sono costretti ad onorare i propri.
Rotoli, parte alta inghiottita dalle erbacce
Portare un fiore alla tomba di un proprio caro, recitare una preghiera vicino al luogo in cui riposa un proprio parente o qualunque altro atto di carità cristiana risulta impossibile. A causa della mancanza di manutenzione, in particolare di diserbi, la zona è stata letteralmente inghiottata dalla limitrofa riserva naturale di Monte Pellegrino. Non è di certo colpa della natura, bensì dell’incuria umana, causata, questa si, da problemi burocratici che continuano a rimanere irrisolti ad anni di distanza. Fra questi l’annosa vicenda legata alla rete anti-caduta massi. Un via libera che, di fatto, mette fuori gioco gli operatori della Reset, che non possono così recarsi nelle zone in questione per effettuare il proprio lavoro, svolto con dovizia in altre aree del cimitero.
Così, i morti rimangono immersi nella natura. Accedere alle sepolture è diventato impossibile. Le tombe sono state letteralmente assorbite dalle erbacce e da alcuni alberelli selvatici. I cestini, lasciati per terra da mesi, rimangono pieni, in attesa che qualcuno li svuoti. Situazione che, come sopra ricordato, perdura da diversi mesi senza soluzione di continuità. Un modo poco cristiano di onorare i morti palermitani, tra l’altro già ‘attaccati’ lo scorso anno dalla discesa di alcuni cinghiali proprio dalla riserva di Monte Pellegrino, che danneggiarono alcune tombe durante il loro passaggio in cerca di cibo.
Depositi pieni, bare accatastate nelle tensostrutture
Una situazione che, purtroppo e come è ben noto, non riguarda soltanto lo stato della parte alta. Nonostante l’avvio di soluzioni per tamponare l’emergenza, i depositi del cimitero dei Rotoli rimangono pieni. Lo dimostra lo stato delle tensostrutture nel secondo viale del camposanto palermitano. Impianti d’emergenza lacerati dal tempo e dalla intemperie, nel quale diverse bare non hanno trovato un’allocazione definitiva. A causa di ciò, i feretri sono stati posti sull’asfalto. Ciò a causa della mancanza di posti sui castelletti costruiti con i ferri innocenti. Bare sistemate su tre o, addirittura, quattro file, con alcune eccezioni per mancanza di spazio. Fatto che riguarda ad esempio la secondo tensostruttura, in direzione di Monte Pellegrino.
Qui infatti, proprio verso la fine, sono state posizionate una serie di bare una sopra l’altra. Feretri piccoli e che contengono al proprio interno parti anatomiche o corpi di bambini, messi incolonnati come se si trattasse di pacchi di un qualsivoglia magazzino. Gli spazi sono quelli che sono e il numero di bare a deposito rimane comunque alto. Nonostante l’avvio di alcune misure e di alcuni cantieri importanti per il camposanto di lungomare Cristoforo Colombo, la situazione resta difficile. I morti dovranno ancora attendere prima di potere riposare in pace.
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