Renderanno pubblico un documento finale del loro incontro ma intanto un nutrito gruppo di parlamentari, ex deputati, amministratori locali e dirigenti del Pd si sono dati appuntamento nella sede siciliana dei dem a Palermo.
Una sorta di autoconvocazione non voluta da nessun organo di partito e dalla quale è stato lanciato un avvertimento al Pd siciliano e non solo a quello: “Non siamo Forza Italia dove c’è un padrone che decide, le scelte dei candidati alle politiche, devono essere condivise dai territori”.
“Rifiutiamo le logiche spartitorie tra le correnti – dice Lillo Speziale, ex deputato regionale – Il partito apra subito una discussione, non c’è tempo da perdere. Non ci stiamo a fare una campagna elettorale sapendo già di perdere e non accettiamo candidature imposte dall’alto. Vogliamo chiarezza e possiamo farcela se si da’ impulso ai territori e si rianima la base”.
Speziale parla di “massiccia partecipazione alla riunione nel quartier generale di via Bentivegna” e sgombera il campo da eventuali polemiche: “Non siamo un gruppo che sta a sinistra del Pd, siamo il Pd – dice – Questa battaglia che abbiamo intrapreso vede insieme esponenti delle aree Orlando, Martina, Emiliano e tanti renziani”.
Ma non basta una frase a stoppare davvero le polemiche. Il rischio è che il gruppo dei ribelli venga interpretato come l’ennesima corrente, trasversale, nel Pd. Si perchè ormai anche le correnti si mescolano, si incontrano, si scontrano, si incrociano. Insomma il Pd appare come una massa informe all’interno della quale ‘il bue dice cornuto all’asino’ e si indigna se l’asino scalcia.
Fuori da qualsiasi metafora e da qualsiasi giustificazione ‘politichese’ lo scontro è sempre e soltanto sulle candidature. ‘Il potere logora chi non ce l’ha’ diceva Giulio Andreotti e il Pd in parte lo sta dimostrando dopo aver fragorosamente perso le elezioni regionali anche se riusciva a litigare al prorio interno anche quando il potere in Regione lo aveva praticamente per intero.
Dopo lo scontro all’Ars che ha portato ai magri risultati in fase di elezione degli organismi dell’Assemblea con la conquista di una sola presidenza di Commissione e di un solo deputato segretario ma solom grazie ad una ‘concessione’ della maggioranza, e dopo le reciproche accuse di tradimento da parte delle correnti, adesso arriva quella che si autodefinice ‘base’, che dice ‘il Pd siamo noi e siamo trasversali fra le correnti’. I tempi per le candidature sono maturi, le scelte vanno fatte adesso e questo clima certo non aiuta.
E a far scoppiare il bubbone sono proprio i nomi che circolano per le candidature siciliane. Nomi che terranno fuori tanti vecchi notabili ed ex amministratori che vorrebbero tornare in campo e soprattutto che sono frutto di una lista che sta per partire alla volta del segretario Renzi per il via libera e che i ribelli vorrebbero, invece, prima chiudere a Palermo e Catania con una serie di riunioni e poi presentare a Renzi come cosa fatta.
I nomi certi, anche se da collocare nello scacchiere, sono quelli di Davide Faraone, primo renziano di Sicilia, due volte sottosegretario nei governi Renzi e Gentiloni, seguito da Valeria Sudano, la renziana catanese per eccellenza visto che Luca Sammartino ha scelto l’Ars dove guida una commissione. Potrebbe ritrovarsi in quota renziana., per assurdo, anche l’ex governatore Rosario Crocetta che renziano non è e non è mai stato ma che ha ottenuto da Renzi la promessa ad una nuova candidatura per le nazionali in cambio del suo passo indietro in Sicilia che poi non è servito a nulla. Se non troverà casa c’è da scommettere nel fatto che Crocetta presenterà comunque il conto al segretario.
Sta in una posizione di mezzo fra i renziani e l’area dem il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo che vorrebbe riconfermare Teresa Piccione, la ‘sua’ uscente. La corrente del Ministro Orlando metterebbe in campo Concetta Raia, anche questo un nome scontato. Meno certo, invece, quello di Giacomo Tranchida, il trapanese che è anche fra i ribelli.
Ci sono poi le candidature da mettere in campo nelle liste civiche collegate al Pd e qui c’è tensione con Sicilia Futura, la formazione del ministro Cardinale, che, pur alleata del Pd renziano, all’Ars sembra essere scivolata verso la maggioranza di centrodestra e che chiede garanzie per restare buona e tranquilla al suo posto. Più di una voce parlano di una candidatura pronta ad essere avanzata per la figlia dello stesso Cardinale
In ballo ci sono, poi, la lista della nuova Margherita, che però non potrà avere ne nome ne simbolo, e che alla fine si chiamerà Civica e popolare. Si tratta dell’area sinistra figlia della diaspora di Ap, insomma gli alfaniani a guida Lorenzin. Qui è tutto in mano a D’Alia e Misuraca
Infine la lista civica che nasce da tutte quelle piccole forze della sinistra che non ce la fano ad andare da sole ovvero Verdi, socialisti e chi più ne ha più ne metta. Si chiamerà ‘Lista Insieme’ e mai nome fu più adatto. Lì potrebbe tornare a trovare spazio Nino Oddo reduce da una legislatura all’Ars da deputato questore. Per il resto tutto da decidere. Candidature forti non se ne vedono e probabilmente si pescherà nella così detta società civile
E per questo che i ribelli intervengono proprio adesso. E’ questa la fase politica nella quale battere i pugni può portare a qualcosa. Ma farsi candidare non basta. Poi bisogna trovare i voti.
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