“Per oltre un’ora nel pomeriggio di ieri, il reparto Simeto del carcere di piazza Lanza a Catania, è stato messo a ferro e fuoco dai rivoltosi. Poi, con non poca difficoltà, la Polizia penitenziaria è riuscita a ristabilire l’ordine e la disciplina. Quattro agenti hanno dovuto far ricorso alle cure mediche in ospedale. Uno di loro ha subito una frattura costale, con una prognosi di 30 giorni”. Lo ha reso noto Francesco Pennisi, consigliere nazionale per la Sicilia del Sindacato autonomo polizia penitenziaria.
“Un gruppo di circa 15 detenuti, tutti catanesi – ricostruisce il sindacalista del Sappe – ha reagito con inaudita violenza, inscenando una vera e propria rivolta contro il personale di Polizia penitenziaria, per impedire lo svolgersi di una perquisizione straordinaria. Il gruppo di detenuti si è scagliato contro i poliziotti con pugni e calci, utilizzando anche bastoni ricavati dai piedi dei tavolini”.
“Il Sappe – aggiunge Pennisi – ritiene che sia arrivato il momento di dire basta. Il personale di Catania Piazza Lanza, a cui va tutta la nostra piena solidarietà, è stanco e scoraggiato: si continua a denunciare con forza la grave carenza organica e la drammaticità delle condizioni lavorative. Ma nessuno ascolta i nostri appelli. Cosa deve accadere ancora? L’irreparabile? Il Sappe torna a chiedere l’intervento immediato del Dap con l’invio dei rinforzi necessari!”.
“Sdegno per quanto avvenuto nel carcere di Piazza Lanza a Catania» è espresso anche dal segretario generale del Sappe, Donato Capece, che aggiunge: «è diventato come l’inferno dantesco e questo non è accettabile e men che meno tollerabile”.
Si concluso con 4 condanne ad una assoluzione per non avere commesso il fatto il processo al Tribunale di Siracusa per i danni causati nel carcere di Siracusa in occasione di una rivolta scoppiata il 9 marzo del 2020.
La sentenza è stata emessa dal gup del Tribunale di Siracusa mentre gli altri 19 indagati sono stati rinviati a giudizio in quanto hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
La sommossa era legata alle restrizioni del primo decreto emesso dal Presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, che sospese, a tempo indeterminato, la possibilità di colloqui visivi tra i detenuti e i propri familiari. Ed in quella occasione fu necessario l’intervento delle forze di polizia esterne all’istituto penitenziario. Vi furono momenti di grande tensione all’interno della struttura di contrada Cavadonna, alla periferia sud di Siracusa, e solo dopo alcune ore la rivolta venne sedata. Ma da quel momento, ne è scaturito un procedimento giudiziario.