Protestano custodi e personale dei Beni Culturali siciliani. I sindacati Cobas/Codir attaccano la Regione: “Ha un braccio lungo e uno corto, da una parte ha mantenuto siti aperti, mentre dall’altra ritarda il pagamento di quanto pattuito”.
Accordi non rispettati
“Il 16 ottobre 2020 è stato sottoscritto, in videoconferenza, un accordo che ha consentito all’amministrazione regionale di ampliare l’offerta culturale del patrimonio culturale siciliano, derogando i limiti dei festivi previsti dal contratto di lavoro e di tenere aperti i siti della cultura siciliana”. A ricordarlo sono Michele D’Amico responsabile regionale del Cobas/Codir per le politiche dei beni culturali e Simone Romano coordinatore regionale del Cu.Pa.S./Codir (Custodi del Patrimonio Culturale Siciliano), movimento che aderisce al Cobas/Codir.
La deroga ai limiti dei festivi
“L’accordo che ne è scaturito – sottolineano D’Amico e Romano – ha indotto l’amministrazione regionale a richiedere alla Ragioneria centrale la riproduzione di economie pari a 1.346.506,90 euro da utilizzare per il Piano Straordinario sicurezza e vigilanza 2020 e derogare proprio quei limiti dei festivi previsti dal contratto di lavoro e di tenere aperti i siti della cultura siciliana”.
“Con la sottoscrizione dell’accordo del 16 ottobre 2020 non solo – commentano D’Amico e Romano – si è consentito di superare solo in parte la gravissima problematica della ormai ben nota carenza di personale nel settore della vigilanza e fruizione dei siti culturali siciliani, ma di raggiungere un preciso obiettivo presidenziale e assessoriale di massima apertura dei siti della cultura regionali”.
L’attacco
“L’amministrazione regionale, – concludono Michele D’Amico e Simone Romano – come suo solito, ha un braccio lungo e uno corto, da una parte ha incassato il risultato raggiungendo l’obiettivo sopra accennato, mantenendo aperti giorno e notte tutti i siti culturali aperti, mentre dall’altra ritarda il pagamento di quanto pattuito. A tal proposito, abbiamo chiesto un urgente incontro al neo Dirigente Generale, dopo avere augurato buon lavoro per il nuovo incarico, proprio per discutere del mancato pagamento delle prestazioni effettuate dal Personale nel 2020 e del superamento dei limiti dei festivi previsti dal contratto di lavoro e di tenere aperti i siti della cultura siciliana per l’anno 2021. L’esito dell’incontro sarà decisivo e l’amministrazione regionale stabilirà se vuole mantenere o meno lo stesso standard di apertura dei siti culturali anche per il 2021″.
Personale ASU, tagli all’art.36
Intanto il sindacato scrive anche all’Assessore Regionale all’Economia Gaetano Armao, al Ragioniere Generale della Regione Siciliana Ignazio Tozzo, al Presidente della V Commissione parlamentare Cultura, Formazione e Lavoro Luca Sammartino, al Presidente della II Commissione Bilancio Riccardo Savona: “Come ormai noto, il Parlamento siciliano, in seno alla legge finanziaria valida per il triennio 2021-2023, ha approvato l’art. 36 della medesima L.R. n° 9/2021, relativo alla stabilizzazione del Personale ASU; articolo definito più volte dall’assessore al Lavoro, Antonio Scavone, e non solo da lui, come il più importante della finanziaria, con il chiaro intento di chiudere definitivamente la questione del precariato degli ASU, che si protrae da circa un quarto di secolo. La politica siciliana, senza distinzione di colore, all’approvazione dell’articolo 36 esultò per lo storico traguardo raggiunto, ma la bolla di speranza, alimentata dalla politica ed in cui si rifugiarono i lavoratori ASU, si è infranta di fronte alla proposta d’impugnativa dell’articolo “de quo” da parte del Presidente del C.d.M, di cui non si avrebbe sentenza prima di 18 mesi, senza contare i dubbi sull’esito finale”.
“Inaccettabile, conseguenza catastrofiche”
“Le scriventi Cobas/Codir concordano con il Governo sulla necessità di trovare soluzioni alle osservazioni poste dalla Ragioneria Generale dello Stato – Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), senza le quali la tenuta dei conti pubblici regionali sarebbe a rischio, con conseguenze catastrofiche sulla vita di ogni siciliano, ma le perplessità nascono leggendo l’art. 4 comma 1 del DDL , con il quale si propone la riduzione dello lo stanziamento dell’articolo 36 della legge finanziaria di oltre il 50% nel 2022 e oltre il 20% nel 2023 per concorrere, in via principale, al pagamento dei debiti della sanità siciliana, che in pratica chiuderebbe ogni possibilità di stabilizzazione agli ASU. La domanda che sorge spontanea è: perché ancora una volta gli ASU devono pagare il conto degli altri. Togliere gli stanziamenti per gli ASU, non è equivalente a raschiare il fondo del barile, ma ben oltre! INACCETTABILE!”.
Fp, Cgil, cisl fp e UilTemp “Regione dia risposte”
“Sulla vertenza degli Asu il Governo regionale dia risposte chiare e, soprattutto, coerenti su cosa intende fare per questi 4.571 lavoratori che sono ripiombati nel limbo a causa di nuovi errori della politica”. A dirlo sono i segretari generali regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e UilTemp, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera e Danilo Borrelli.
“Tra i motivi che hanno portato all’impugnativa della norma da parte della Presidenza del Consiglio, il più grave – aggiungono – era certamente la mancata storicizzazione della spesa, da noi sempre rivendicata. Per questo, la delibera della giunta sulle variazioni di bilancio, con cui si riducono i fondi dell’articolo 36 relativamente agli anni 2022 e 2023, sembra andare in direzione contraria rispetto alle dichiarate intenzioni del governo di trovare al più presto una soluzione. Tale scelta va spiegata, altrimenti continua ad alimentare tensioni di cui non avvertiamo il bisogno. Ci auguriamo che il dialogo con Roma sulla questione stia proseguendo come promesso e che al più presto ci venga presentata una proposta di risoluzione valida e definitiva”.
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