“Il 26 luglio, ci saremo a Viale Amelia, come sempre. Anche quest’anno, in forma ‘privata’”. Lo scrive l’associazione Antimafie “Rita Atria” che aspetta giustizia da 32 anni, scomparsa a 17 anni nel 1992 ad una settimana dalla strage di via D’Amelio a Palermo in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
L’anno scorso scrivevamo: “La memoria attiva è un percorso continuo e spesso difficile. Il racconto della storia di Rita Atria è un impegno serio, profondo”. Ed ancora “Il nostro modo di fare Memoria Attiva di Rita è quello di cercare verità (ma quella ormai la conosciamo) e giustizia. Non siamo interessati all’esercizio della retorica e del narcisismo celebrativo”.
L’associazione fa una richiesta ufficiale alla procura per fare luce su quanto realmente accaduto alla giovanissima testimone di giustizia. “Pertanto, insieme ad Anna Maria Atria (sorella di Rita), abbiamo voluto onorare Rita Atria, presentando, attraverso l’avvocato Goffredo D’Antona, in data 23 luglio scorso, alla Procura Generale della Corte di Appello di Roma l’istanza di avocazione delle indagini relative alla morte della giovane testimone di giustizia. Una richiesta che si rende necessaria dopo due anni di silenzio, nonostante un esposto e ben due integrazioni allo stesso, con una consulenza medico legale che avrebbe dovuto far riapre il caso senza alcuna esitazione”.
L’avvocato Goffredo D’Antona sottolinea come “l’istanza appare doverosa ai fini dell’accertamento della verità sulle cause del decesso della giovanissima testimone di Giustizia, stante la non attività della Procura di Roma che nonostante una formale istanze di riapertura delle indagini, accompagnata da consulenze tecniche e da una serie di approfondite riflessioni, non ha comunicato lo svolgimento di alcuna attività investigativa ed invero la “nuova denuncia“ depositata nel giugno del 2022 è stata iscritta nel modello 45 ovvero quello relativo alle pseudo notizie di reato. Una stasi processuale che è inaccettabile per le odierne persone offese, ma soprattutto che non rende Giustizia ad una ragazzina che si era affidata allo Stato e da questi evidentemente abbandonata”.
Ricordiamo inoltre il silenzio assordante, oramai da anni, anche riguardo alla campagna lanciata dall’associazione per il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma a Rita, per non parlare dell’intitolazione dell’area verde in Viale Amelia con il toponimo “Giardino Rita Atria – Testimone di giustizia e vittima innocente della mafia (1973 – 1992)”.
L’anno scorso l’associazione scriveva: “Si tratterebbe di segnali fondamentali e tangibili sul territorio, proprio lì nel luogo dove la vita di Rita e la sua testimonianza si è interrotta”. Non è cambiato nulla… tranne lo scorrere del tempo. Che però noi tracciamo senza risparmiarci e senza risparmiare responsabilità”.
Il 26 luglio l’associazione sarà a Partanna e a Roma, in Viale Amelia, esclusivamente in forma “privata“, come denuncia di questo silenzio assordante, che continueremo a spezzare con le nostre voci, con la nostra testimonianza collettiva. Una testimonianza scomoda e spesso costellata di difficoltà, ma ciò ci induce andare avanti, “Senza scappare, senza tradire, senza corruzioni, o sottomissioni a testa alta, orgogliosamente” (Pippo Fava).
La nota si chiude: “Desideriamo sottolineare come questo silenzio sia ad oggi assecondato anche da chi continua a dare voce alle narrative fantasiose e prive di qualsiasi riscontro oggettivo. Ricordare Rita senza chiedere giustizia per noi rimane un grande atto di ipocrisia e di ignavia. Invitiamo tutte e tutti a dare voce a questa denuncia. Noi, non ci arrendiamo!”.