Palermo

Rischio beni culturali chiusi ad agosto in Sicilia, ora tutti vogliono stabilizzare i precari Asu

Beni Culturali chiusi ad agosto in Sicilia, La protesta dei precari Asu, quella branca di precari usati (impiegati sarebbe il termine corretto ma usati forse è quello giusto) proprio come custodi nei beni Culturali e nei parchi e archeologici, per lo più, adesso fa scattare l’allarme. d agosto, con l’isola piena di turisti, fanno male quei cancelli chiusi in anticipo, quella festività di chiusura, tutte quelle iniziative che non si possono realizzare per mancanza di personale.

Ieri il sit in di protesta, nei giorni scorsi chiusure improvvise per mancanza di personale e nei prossimi giorni possibili proteste di maggiore impatto. Ed ecco che improvvisamente tutti vogliono stabilizzare questi precari, Dal Pd a Fratelli d’Italia passando per i 5 stelle il coro è unanime: inammissibile, stabilizzateli!

Il risveglio della politica

“È urgente procedere alla stabilizzazione dei circa 260 lavoratori Asu che operano nei siti dei Beni culturali siciliani” dice adesso Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, ovvero il partito di maggioranza relativa nel paese.

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“Il governo regionale è certamente consapevole di questa necessità e lo ha ribadito nel corso di un incontro a Palazzo d’Orleans con una delegazione dei precari. Per quanto ci riguarda la soluzione da adottare è dare corso alla norma specifica che abbiamo approvato qui all’Ars all’interno della legge di stabilità del 2024, cioè il comma 2 dell’articolo 10. Finora è rimasta non attuata e ciò sta causando le legittime proteste degli Asu, che stanno scioperando con gravi ripercussioni sulla fruibilità dei siti culturali siciliani in un momento nevralgico per il turismo come la stagione estiva. Si tratta, infatti, di professionalità indispensabili e per questo occorre prima possibile procedere alla loro stabilizzazione”.

Una situazione inaccettabile

“Devo dare atto che l’assessorato ai Beni culturali ha fatto tutto quello che c’era da fare sul fronte della stabilizzazione degli Asu dei Beni culturali siciliani, ora la palla passa alla Funzione pubblica e all’Assessorato al Lavoro. Quello che è inaccettabile, invece, è che ancora oggi non esista una proposta univoca, risolutiva e concreta per chiudere una lunghissima stagione di precariato partita ben venti anni addietro” ha sostenuto in aula all’Ars il capogruppo del M5S Antonio De Luca
“Questi lavoratori – ha affermato Antonio De Luca – sono indispensabili per la fruizione del patrimonio artistico e culturale siciliano, dobbiamo scongiurare uno sciopero che creerebbe un pessimo ritorno d’immagine per una regione già alle prese con altre grandi emergenze e anche per le casse della stessa. La norma per la stabilizzazione c’è, si deve solo decidere il modo di applicarla e questo può trovarsi solo se le parti si siedono subito attorno a un tavolo con l’obiettivo di pervenire alla soluzione entro breve termine”.

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Vicenda paradossale

“La vicenda dei lavoratori Asu dei beni culturali siciliani è paradossale: le promesse di stabilizzazione da parte del governo regionale si stanno rivelando aria fritta e così a farne le spese sono i turisti che, a causa di uno sciopero sacrosanto, si vedono sbarrare le porte di importanti siti culturali dell’Isola, come il Museo archeologico ibleo di Ragusa” sostiene dalle fila del Pd il parlamentare regionale, Nello Dipasquale che, naturalmente, la vede politicamente in modo diverso.

“Nessuno alla presidenza della Regione ha sentito il dovere di accogliere i sindacati e ascoltare le ragioni di questi lavoratori che da anni svolgono mansioni preziose per i beni culturali della Sicilia ma ai quali ora viene negata qualsiasi spiegazione – aggiunge Dipasquale -. Schifani smetta di fare proclami sulla ‘fine del precariato in Sicilia’ e intervenga concretamente affinché le promesse non restino soltanto vuote parole. Il settore dei beni culturali è fondamentale per la Sicilia – conclude Dipasquale – perché rappresenta il nostro biglietto da visita per i tanti turisti che scelgono la Sicilia. Figuracce come quelle di questi giorni, con importanti siti chiusi, non sono ammissibili”.

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