“Se entro metà giugno non sarà emanato il decreto attuativo della Zes unica, daremo all’Irsap, che è stazione appaltante, la gestione della procedura, quindi della gara per affidare i lavori per la riqualificazione dell’area industriale di Carini”. Questo l’impegno che l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo ha preso con gli industriali nel corso di un incontro, organizzato dal Ciac, coordinamento imprenditori area Carini, al Bioparco di Sicilia e al quale hanno partecipato anche il commissario dell’Irsap, Marcello Gualdani e il dirigente dell’ufficio tecnico dell’Irsap, Salvatore Callari.

L’incontro

Durante l’incontro Irsap e Regione hanno cristallizzato l’impegno. “Il ritardo nella messa a bando dei lavori (inizialmente prevista entro dicembre 2023) – spiega ancora l’assessore – nasce da un percorso Zes diverso da quello che noi avevamo ipotizzato. Con il commissario della Sicilia occidentale Carlo Amenta stavamo lavorando benissimo, ma tutto a un tratto la Zes ha cambiato costituzione ed è nata la Zes unica. Io – prosegue Tamajo – sin dall’inizio sono stato molto scettico perché sono per decentrare non per accentrare, ritengo infatti che accentrare crei immobilismo”.

Ed effettivamente il passaggio dalle otto Zes alla Zes unica ha creato una paralisi del sistema e delle attività correlate, come nel caso del progetto di riqualificazione dell’area industriale di Carini. A stretto giro però le cose potrebbero cambiare. “Abbiamo dato indicazioni alla struttura della Zes unica – ha detto il Commissario dell’Irsap Gualdani – per intervenire su Carini. Irsap è una stazione appaltante e può fare i bandi quindi, eventualmente, se dovesse servire, siamo a disposizione”. Gualdani ha annunciato anche l’installazione di un’antenna 5g nell’agglomerato. “Finalmente – ha spiegato il commissario – il Comune di Carini ha dato il via libera al progetto pilota”.

Il progetto di riqualificazione

Il progetto di riqualificazione è ambizioso: poco più di un anno per portarlo a compimento. I lavori consistono nella realizzazione di due rotatorie sulla via Don Luigi Sturzo, dello spartitraffico con barriere new jersey, nel rifacimento del manto stradale, dei giunti di dilatazione, dei viadotti e ancora nella manutenzione dei marciapiedi, delle caditoie stradali e delle opere infrastrutturali e, infine, nella sistemazione della segnaletica stradale, orizzontale e verticale, e nel completamento dell’impianto di illuminazione stradale in via De Spuches e dell’impianto di video sorveglianza. “Per completare i lavori – ha spiegato il dirigente ufficio tecnico dell’Irsap Salvatore Callari – servono 15 mesi, ma potremmo farcela anche in un anno”.

Entro giugno, intanto, si capirà se sarà necessario fare ricorso al piano B. “Non resta quindi che attendere giugno per capire quale soggetto sarà a fare la gara d’appalto. Ci rivedremo a Carini – ha concluso l’assessore Tamajo – e porteremo il decreto che permetterà l’inizio dei lavori del valore di circa 8 milioni, i soldi ci sono e sono ben conservati”.

Soddisfatti gli industriali. “Nella nostra quotidianità – ha commentato il presidente del Ciac, Giuseppe Pezzati – siamo abituati a fare impresa con ottimismo. Oggi abbiamo un motivo in più per esserlo: abbiamo avuto conferma della volontà e della possibilità di portare a compimento la riqualificazione dell’area industriale di Carini in un tempo brevissimo. Siamo fiduciosi che entro il primo semestre del 2025 potremo mostrare il risultato del nostro lavoro”.

La replica di Carolina Varchi

“Leggo sulla Zes una narrazione qualunquista che non fa onore al centrodestra di governo che amministra in Sicilia e a Roma. Bisogna fare chiarezza e sforzarci di fare riferimento anche ai numeri e ai fatti concreti” dice  Carolina Varchi, deputato e Responsabile Politiche per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia.

“I numeri reali della Zes della Sicilia occidentale, così come quelli delle altre vecchie Zes, infatti – aggiunge – non sono così entusiasmanti: sono state appena 34 le autorizzazioni rilasciate per lavori di scarso impatto. E ritengo che le responsabilità del flop non siano in alcun modo ascrivibili alle professionalità che hanno guidato le strutture, ma siano legate alla natura stessa delle singole Zes, incapaci di attrarre investimenti. A Carini – prosegue Varchi – il cosiddetto ‘Piano B’, altro non è, fin dall’inizio, che l’unico possibile ‘Piano A’, visto che quei lavori non rientrano nella missione delle Zes vecchie e nuove. Non a caso la Regione ha chiesto, purtroppo con qualche anno di ritardo, di riappropriarsi della competenza iniziale, erroneamente ‘trasferita’ alla vecchia Zes. La buona notizia, semmai, è che grazie alla riforma del ministro Fitto, finalmente anche il territorio di Carini, come tutto il Mezzogiorno, farà parte della ZES diventando realmente attrattivo, con ricadute positive anche sul piano occupazionale. Sono certa che la Zes Unica, alla fine, – conclude Varchi – ci consentirà di rivendicare buoni risultati a vantaggio di imprenditori e territori. Sto incontrando tutti i gruppi imprenditoriali che lo richiedono proprio per sgomberare il campo da equivoci sul funzionamento della Zes Unica, strumento al quale credo molto”.

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