Duecentomila posti letto offerti dalla Regione siciliana ai turisti che verranno nell’isola. Sono i numeri del bando SeeSicily promosso dalla Sicilia per incentivare le presenze turistiche nell’estate 2021. Dopo due proroghe il bando si è chiuso il 9 giugno scorso e adesso ci sono i numeri. Al migliaio di aziende ricettive che avevano aderito nelle prime due fasi se ne sono aggiunte altre 250. Di fatto la Regione ha acquisito disponibilità per acquistare 200mila posti letto, praticamente l’intera capacità ricettiva ufficiale dell’isola
Due rinvii e i rischi per il bando
Ma prima di arrivare fin qui il bando aveva visto ben due diverse proroghe ed è legittimo domandarsi perché. E i motivi vanno ricercati nella legge nazionale sugli appalti che, con sorpresa, si applica anche a questo bando. Perché la Regione possa offrire notti gratis a chi viene in Sicilia di fatto l’amministrazione deve acquistarle dai gestori e questo si configura come un ‘appalto di servizi’ in tutto e per tutto.
I vincoli che potrebbero mandare tutto gambe all’aria
La conseguenza è che per comprare i servizi di ospitalità la Regione deve chiedere alle strutture ricettive, in base all’articolo 80 della legge sugli appalti, di produrre il DURC (Documento di regolarità contributiva) e il documento di regolarità fiscale. Di fatto le aziende partecipanti devono essere in regola con in contributi e con le tasse e dimostrarlo con due diversi documenti rilasciati uno dall’Inps e l’altro dall’Agenzia delle Entrate. Ma facendosi riferimento al 2020, anno del lockdown, molte aziende sono rimaste in arretrato e non possono fornire questa documentazione rischiando, dunque, di perdere anche gli aiuti per la ripartenza e per rimettersi in corsa.
L’assurdo del ritardo della documentazione
Anche quando le aziende ‘corrono’ a mettersi in regola si verifica, poi, una doppia beffa. I documenti necessari sono due e vengono rilasciati da Enti diversi. capita, così, che il DURC arrivi prima del certificato di regolarità fiscale (o viceversa) e quando arriva il secondo, il primo certificato è scaduto. Un ginepraio burocratico rispetto al quale Roma non intende procedere ad una deroga per il solo 2020 come chiesto dalle Regioni.
Un doppio rinvio e ora si spera di risolvere
Il doppio rinvio è servito, dunque, a permettere ad altre 250 aziende di mettersi in regola con la documentazione e partecipare all’offerta e adesso, con il ritorno a qualcosa di più simile alla normalità, si spera di riuscire ad uscire da questo ginepraio burocratico sperando che non ne venga fuori un altro.
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