Ondata di proteste dopo la presentazione del piano regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera. Lo scrive il Giornale di Sicilia. Cittadini e amministratori locali temono un ridimensionamento dei servizi sanitari, soprattutto nelle aree interne e periferiche dell’isola. Il piano, al centro di accese discussioni, prevede la ridefinizione dei posti letto, la riorganizzazione dei reparti e la possibile chiusura di alcuni presidi ospedalieri.

Le prime scintille di protesta a Petralia Soprana e Corleone

I primi focolai di protesta si sono accesi a Petralia Soprana e Corleone, due comuni del palermitano che gravitano attorno agli ospedali locali. I sindaci dei due comuni hanno convocato assemblee pubbliche per discutere le possibili conseguenze del piano e coordinare le azioni di protesta. A Petralia Sottana, il sindaco Piero Polito ha riunito i colleghi dei comuni limitrofi per definire una strategia comune. A Corleone, il sindaco Walter Rà ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento delle amministrazioni locali nelle decisioni che riguardano la sanità territoriale.

Il piano regionale di riorganizzazione

La Regione Siciliana, al lavoro da mesi sul piano di riorganizzazione, ha iniziato a svelare i dettagli del progetto. L’assessore alla Sanità, Giovanna Volo, e il direttore generale, Salvatore Iacolino, hanno illustrato in commissione Sanità all’Ars le linee generali del piano. Tra le principali novità, la cancellazione di reparti considerati “doppioni” in ospedali vicini, la trasformazione di alcuni piccoli presidi in ospedali di giorno dedicati alla piccola chirurgia ambulatoriale e il potenziamento dei pronto soccorso. Negli ospedali provinciali con vocazione chirurgica o medica, rimarranno attivi solo i servizi essenziali, come radiologia, laboratorio analisi, anestesia e rianimazione.

Il timore del ridimensionamento degli ospedali provinciali

La prospettiva di un ridimensionamento dei servizi offerti dagli ospedali provinciali ha suscitato forti preoccupazioni tra la popolazione. A Petralia Sottana, il sindaco Polito ha ribadito la necessità di potenziare reparti cruciali come chirurgia, radiologia con telemedicina e tutte le aree dedicate alle prestazioni salvavita, opponendosi a qualsiasi ipotesi di ridimensionamento. A Corleone, la principale preoccupazione riguarda il punto nascita: la sua eventuale chiusura costringerebbe le partorienti a lunghi e difficoltosi trasferimenti verso altri ospedali.

Proposte alternative e dibattito politico

Mentre montano le proteste, si fanno strada anche proposte alternative per il futuro degli ospedali siciliani. Il comitato delle Zone Franche Montane ha proposto di trasformare l’ospedale di Petralia Sottana in un centro regionale di riabilitazione neurologica, polmonare, cardiologica e per traumi gravi, sfruttando la carenza di strutture simili in Sicilia. Anche all’interno della maggioranza politica si registrano malumori e richieste di chiarimento. Il deputato di Fratelli d’Italia, Giuseppe Galluzzo, ha chiesto rassicurazioni sulla sorte degli ospedali provinciali messinesi, proponendo il loro potenziamento anziché il ridimensionamento. L’assessore Volo ha assicurato che nessun ospedale verrà chiuso, ma ha anche ammesso che il piano è ancora in fase di definizione, alimentando l’incertezza e le preoccupazioni. Intanto, i manager delle Asp hanno presentato proposte per il potenziamento degli ospedali minori, come nel caso della Asp di Siracusa. Il piano regionale dovrebbe essere presentato entro fine mese, in concomitanza con l’avvio delle discussioni sulla Finanziaria, aprendo un nuovo fronte di scontro politico

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