- Rinnovo contratto dirigenti regionali bloccato da 16 anni, lo stop dalla Corte dei Conti
- Le proteste dei sindacati che chiedono al Governo Musumeci di rispondere alle questioni poste dalla magistratura contabile
- I rilievi mossi dalla Corte dei Conti
Rinnovo contratto regionali stoppato da Corte Conti, la protesta dei sindacati
“Alla luce della bacchettata della Corte dei Conti che non ha certificato l’ipotesi di accordo di rinnovo del Contratto della Dirigenza della Regione Siciliana, scaduto ormai da 16 anni, chiediamo al presidente Nello Musumeci di assumersi le sue responsabilità: dia esecuzione al contratto avviando i pagamenti e integri la relazione tecnica, così da chiarire le questioni poste dalla magistratura contabile”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Csa-Cisal.
“Secondo la Corte le significative carenze informative contenute nella relazione tecnica non consentono di operare una verifica dell’attendibilità delle stime operate dall’Aran sui costi contrattuali a regime e l’incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021, non sorretto dai dati certificati del rendiconto 2019, impedisce di effettuare una corretta valutazione dell’incidenza dei costi del rinnovo contrattuale previsto nell’ipotesi di accordo, tanto per l’area della dirigenza regionale che per quella degli Enti regionali – dicono Badagliacca e Lo Curto – È inconcepibile che, nonostante la riduzione della dotazione organica e l’aumento dei carichi di lavoro, i dirigenti continuano ad essere penalizzati nella remunerazione”.
“Ancora una volta il Cobas Codir esprime, quindi, con forza la propria protesta per questa ulteriore rinvio del contratto dei dirigenti regionali, categoria che sconta un blocco contrattuale che dura da oltre 16 anni e che resta a oggi l’unico comparto del pubblico impiego in Italia a non avere avuto il rinnovo del contratto di lavoro e reitera la propria richiesta al Governo di procedere senza ulteriori rinvii al commissariamento dell’ARAN Sicilia. Il Cobas/Codir ha, contestualmente, già chiesto all’assessore alla Funzione Pubblica, Marco Zambuto, un intervento immediato al fine di porre rimedio all’annosa vicenda che, fino ad oggi, ha negato uno dei più elementari diritti dei lavoratori” così in una nota il sindacato.
Rinnovo contratto regionali, i rilievi mossi dalla Corte
Il Collegio ha ritenuto che le informazioni contenute nella relazione tecnica presentata dall’ARAN siano tali da non consentire “di operare – così si legge nelle conclusioni – una verifica dell’attendibilità delle stime operate dall’ARAN in ordine ai costi contrattuali a regime e che l’incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021, non sorretto dai dati certificati del rendiconto 2019, impedisca di effettuare una corretta valutazione dell’incidenza dei costi del rinnovo contrattuale previsto nell’ipotesi di accordo, tanto per l’area della dirigenza regionale che, a fortiori, per quella degli Enti regionali. Ne consegue, alla luce delle osservazioni contenute nel presente rapporto, che l’ipotesi di accordo non può essere positivamente certificata”.
La Corte dei Conti si esprime negativamente solo sulla parte economica ma non contesta alcunché nella parte normativa del contratto. Di fatto questa parte del lavoro fatta all’Aran ne esce positivamente. Al contrario tutta la parte dei costi che la Regione non ha coperto. I 17 milioni messi a bilancio non ci sono per effetto del ritiro fdel rendiconto generale e i costi a venire non sono stati indicati nei bilanci successivi. Il problema, dunque, può essere superato sistemando le poste di bilancio
Necessario integrare la relazione per una nuova analisi
I magistrati contabili invitano l’ARAN ad integrare la relazione tecnico finanziaria con l’indicazione dei capitoli di bilancio e delle partite contabili su cui grava la copertura finanziaria degli oneri contrattuali.
Dal rapporto dell’Aran emerge che l’incidenza finanziaria sull’annualità 2021 dovrebbe essere di 21.227.682,73 per emolumenti arretrati relativi agli anni 2016/2018, oltre alle differenze retributive a regime per gli anni 2019/2020; euro 6.227.614,46 quali oneri a regime dell’ipotesi di accordo CCR Siciliana. Il medesimo importo dovrebbe essere previsto per le ulteriori annualità bilancio di previsione. Entrando nello specifico delle criticità, però, la Corte avanza dubbi sulla certezza sulle copertura finanziaria: “Rilevando che la previsione provvisoria 2021 è inferiore alle somme impegnate nel precedente esercizio e in assenza di informazioni aggiornate sul numero esatto dei dirigenti, sia a tempo determinato che indeterminato al 1° gennaio 2021, emerge che gli stanziamenti a valere sull’esercizio in corso non sono abbastanza capienti rispetto alle maggiori necessità finanziarie imposte dall’approvazione del CCRL in esame, per la corresponsione degli stipendi a regime”.
Sulla decisione pesa il ritiro del rendiconto generale della Regione siciliana
Sul “niet” della Corte pesa il ritiro del Rendiconto generale della Regione, come esplicitamente espresso nella deliberazione: “Deve prendersi atto della determinazione della Giunta regionale di ritirare il disegno di legge sull’approvazione del Rendiconto generale relativo all’esercizio finanziario 2019, al fine di prendere in considerazione gli effetti delle illegittimità accertate da questa Sezione di controllo e, eventualmente, anche gli ulteriori rilievi emersi con l’instaurazione della fase contenziosa dinanzi alle Sezioni riunite per la Regione siciliana in sede di giudizio di parificazione, recentemente conclusosi con la dichiarazione di “non luogo a provvedere”. In particolare, la carenza del citato documento contabile consuntivo, nel precludere la regolare conclusione del ciclo di bilancio dell’esercizio 2019 entro i termini previsti dall’ordinamento, riverbera alcuni effetti interdittivi sulla corrente gestione del bilancio”.
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