La Regione Siciliana prova a sbloccare le trattative con i sindacati sul rinnovo dei propri dipendenti. Dopo lo stop imposto dall’impugnativa della Corte Costituzionale, che ha sospeso di fatto il capitolo di spesa dedicato agli avanzamenti di carriera, i vertici del Governo isolano hanno incontrato nuovamente le sigle sindacali, ricompattate dopo un confronto interno e che adesso propongono una piattaforma comune di richieste. Palazzo d’Orleans ha così avanzato la proposta per sbloccare le trattative: 3,4 milioni di euro tratti proprio dai capitoli di spesa cassati da Roma e che saranno inseriti nella prossima manovra correttiva, da votare entro fine giugno all’Ars.

La Regione prova a sbloccare le trattative

Un accordo di massima che arriva al termine di una giornata fatta di confronti, trattative e richieste partite da entrambe le parti. Nella mattinata di venerdì 9 maggio, la commissione Affari Istituzionali dell’Ars ha chiesto ed ottenuto un incontro per capire i termini d’azione per inserire questo importo nella prossima manovra correttiva. Operazione che sarà eseguita attraverso un emendamento entro fine giugno, termine entro il quale dovrebbe avvenire il voto di Sala d’Ercole. La manovra prevede uno stanziamento da 3,4 milioni di euro, tratto dal ripristino di un fondo cassato dall’impugnativa della prima finanziaria. Somme che serviranno a coprire parte delle spese necessarie al salto di categoria del personale non dirigenziale.

Lo stop dalla Corte Costituzionale

Trattative che avevano avuto uno stop a fine maggio, dopo l’impugnativa della Corte Costituzionale alla copertura finanziaria dei contratti. Il provvedimento in particolare ingrandiva la sua lente su salario accessorio e riclassificazione del personale. Due indennità che “pesano” per oltre 5 milioni di euro. La manovra del governo della Regione Siciliana non ha convinto i magistrati. Quei soldi erano stati ricavati in bilancio attraverso una politica di spending review. Ma evidentemente la corte costituzionale non è rimasta convinta della bontà dell’operazione.

La manovra

Per l’esattezza la Regione aveva indicato la copertura giustificandola con dei tagli alla spesa. Il salario accessorio era quantificato in 1,6 milioni di euro e la riclassificazione del personale in 3,5 milioni. In un vertice del gennaio scorso i sindacati avevano presentato una serie di richieste al governo riguardo al tema. lo stanziamento delle risorse per l’emolumento accessorio una tantum, così da recuperare il gap dovuto all’inflazione. ma anche le coperture per il ristoro per la vacanza contrattuale nonché per il salario accessorio e la riclassificazione. Queste norme, stoppate adesso dalla corte costituzionale, riguardano il contratto dei regionali scaduto nel 2021. La trattativa per il rinnovo è tutt’ora in corso e non senza polemiche.

Percorsi sempre ad ostacoli

Non è certo la prima volta che la Regione Siciliana si vede “bocciare” le proprie manovre su questi temi. Tempo fa ad esempio la Corte dei Conti diede parere negativo sull’ipotesi di rinnovo del contratto collettivo per i dirigenti regionali nel triennio 2016-2018. Fra le competenze della sezione di controllo, infatti, è prevista la certificazione dei contratti regionali e, in questo caso, è arrivato il disco rosso con la deliberazione n.23 del 2021. In pratica in quel caso non convinse “l’attendibilità e la compatibilità dei costi previsti nei suddetti contratti con gli strumenti di programmazione e bilancio”.

Il collegio ritenne che le informazioni contenute nella relazione tecnica presentata dall’Aran fossero tali da non consentire “di operare – così si leggeva nelle conclusioni – una verifica dell’attendibilità delle stime operate dall’Aran in ordine ai costi contrattuali a regime”. In quel caso si parlò anche di “incertezza del quadro finanziario per il triennio 2019-2021”.

 

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