I giudici d’Appello della Corte dei conti hanno confermato la condanna di primo grado nei confronti di Alessandro Rumore, appuntato dell’arma dei carabinieri a restituire circa di 135 mila euro.
In questa somma sono compresi 102 mila euro, relativi a “quanto indebitamente corrisposto al convenuto a titolo di indennità e rimborsi per spese di missione mai sostenute”. Inoltre comprendono anche “quanto non meno indebitamente, al militare infedele ha percepito quale retribuzione, stante l’assenza dal servizio prestato per l’amministrazione di appartenenza”.
I giudici contabili hanno analizzato la documentazione proveniente dal procedimento penale che ancora non è concluso. Il militare in servizio alla stazione di Partinico ha dichiarato di essersi recato in missione a Roma presso la presidenza del Cocer tra gennaio e dicembre del 2016.
“Il danno è stato quantificato – si legge nella sentenza – in 102 mila euro per l’erogazione non dovuta di indennità e rimborsi mai sostenute e per 33 mila euro per l’erogazione indebita della retribuzione poiché il militare non recandosi in servizio a Roma non ha svolto alcuna attività lavorativa per l’amministrazione di appartenenza”.
Il carabiniere nel corso del procedimento ha sostenuto l’inidoneità della geo localizzazione delle utenze telefoniche a tracciare i suoi spostamenti aggiungendo che gli elementi posti a sostegno della sua condanna “non sono idonei a sostenere l’ipotesi di danno erariale” e che nessuna verifica è stata compiuta dal giudice di primo grado sulla disponibilità delle utenze tracciate”.
Non così per i giudici. “Rumore aveva disponibilità di diverse linee telefoniche mobili e pertanto nelle per tre presunte contraddizioni – si legge nella sentenza segnalate dallo stesso non si è verificata alcuna sua bilocazione tale da inficiare il complesso compendio probatorio agli atti di causa”.