Il gup Nicola Aiello ha condannato in primo grado l’esponente di Fratelli d’Italia Mimmo Russo e l’ex consigliere Giovanni Geloso ad un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa). Secondo l’accusa, i due esponenti politici sarebbero stati assunti in maniera fittizia da alcune aziende private. Ciò in modo da poter richiedere dei rimborsi elettorali previsti dalla legge 30 del dicembre del 2000. Stessa pena per Daniela Indelicato e Antonia Geloso, imputati per truffa aggravata allo Stato e falso. Una sentenza che si è mossa in controtendenza rispetto a quanto determinato nel 2019 dal Tribunale del Riesame, che annullò il sequestro dei soldi dei rimborsi.
Russo: “Fede in Dio e nella giustizia”
Intervenuto ai nostri microfoni, il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Girolamo Russo ha così commentato l’esito del primo grado di processo. “Ci sono altri due gradi di giudizio. Sono stato sempre garantista. In ogni caso, sono pronto ad affrontare i prossimi gradi. Ho fede in Dio e fiducia nella giustizia. E’ stato sempre il mio motto per me e per gli altri. Una sentenza del Tribunale del Riesame aveva detto che non c’era il fumus, ma qui è andata diversamente. Sono rimasto sorpresa. In appello sono convinto che interverrà una sentenza di assoluzione che chiarirà la vicenda”.
La ricostruzione dell’accusa
Secondo quanto ricostruito dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Francesca Mazzocco, le date di assunzione di Geloso e Russo sarebbero successive all’elezione dei consiglieri a Sala delle Lapidi. I due avrebbero sottoscritto contratti rispettivamente con la Set Sistemi Elettrici Tecnologici di Antonia Geloso (sorella dell’ex consigliere) e dalla Fenalca Interprovinciale Sicilia legalmente rappresentata da Indelicato. I rimborsi contestati ammontano a 60 e 136 mila euro. Secondo quanto dichiarato dagli altri dipendenti alla guardia di finanza, tali cifre però sarebbero state percepite senza che gli stessi imputati si siano mai visti in azienda.
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