Il primo bene confiscato alla mafia in Italia, dopo l’entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre, diventa un centro per la raccolta dei rifiuti.
Succede a Bagheria, notoriamente città roccaforte di mafia. A denunciarlo è il Comitato “Testimoni di Memorie”.
(Guarda l’intervista a Pippo Cipriani)
L’ICRE era l’azienda del boss Leonardo Greco: si vendevano tondini di ferro, reti metalliche, chiodi. Ma prima di tutto l’ICRE era un’importantissima base di Cosa nostra. Luogo appartato in un contesto ad alta densità mafiosa, era il centro dove i boss potevano incontrarsi e tenere riunioni riservate; ed era il tranquillo mattatoio di Bernardo Provenzano.
Il pentito Nino Giuffrè, nel corso di un interrogatorio lo definì campo di sterminio”: “un luogo dove erano dati appuntamenti a quelle persone che non erano più ritenute affidabili e una volta che arrivavano lì non facevano più ritorno a casa: strangolati, poi sciolti nell’acido…”.
“Oggi la scelta inusuale e incomprensibile – denuncia il Comitato – dell’amministrazione comunale di Bagheria, di destinare un bene confiscato alla mafia diventato simbolo di lotta antimafia nella memoria collettiva, è contestata dalla società civile che ha deciso di formare un comitato civico per dire no all’utilizzo improprio dei beni confiscati alla mafia”.
Una manifestazione pubblica si è svolta questa sabato mattina davanti all’ICRE.
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