“La mancata attuazione della legge regionale 9 del 2010, l’assenza sino ai nostri giorni di un adeguato Piano regionale dei rifiuti, la mancanza di un programma di impiantistica pubblica e la decennale confusione e lacunosità di direttive regionali sono tutti elementi di quello che l’AnciSicilia, da mesi, definisce “stato di calamità istituzionale”.
Lo ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente dell’AnciSicilia, commentando i rilievi che l’Autorità nazionale Anticorruzione (Anac), muove al sistema di gestione dei rifiuti della Regione Sicilia.
“Lo scorso anno e in tre diversi incontri – ha proseguito il presidente Orlando – ho denunciato alla Commissione Parlamentare, alla Procura della Repubblica di Palermo e alla stessa Anac, alcune attività illecite nel settore dei rifiuti, evidenziando pure le tante anomalie del sistema regionale che hanno determinato e continuano a determinare una grave lievitazione dei costi che grava sui Comuni e in ultima istanza sui cittadini che pagano la Tari e che sono costretti a sostenere il 100% dei costi del servizio”.
“L’assenza di una definita e certa pianificazione regionale, – conclude il presidente di AnciSicilia – la mancata realizzazione di un sistema di impianti (a partire da quelli di trasferenza e compostaggio), la confusione tra precedente sistema di Ato e mancata attivazione di SRR previsti sin dal 2010 con la legge regionale 9, l’incertezza e l’assenza di criteri e direttive regionali ha generato un sistema criminogeno facendo, inoltre, lievitare oltre ogni misura posizioni private monopoliste, sprechi, anomalie, disservizi e appesantimento di fiscalità locale”.
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