Ricordato a Montemaggiore Belsito il 42° anniversario della morte dell’appuntato Giuseppe Cavoli, medaglia d’oro al valore dell’arma dei carabinieri. Alla cerimonia hanno preso parte il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, il generale di Brigata Luciano Magrini, il commissario straordinario Francesca De Luca, in rappresentanza della giunta comunale, il comandante del gruppo carabinieri di Monreale, il tenente colonnello Giulio Modesti, i rappresentanti delle altre forze e una rappresentanza dell’associazione nazionale carabinieri della sezione di Montemaggiore Belsito, Caccamo e Termini Imerese.
Alla cerimonia hanno preso parte i familiari di Cavoli, la vedova, Giovanna Candido, e Emiliano Cavoli, maresciallo dei carabinieri in congedo e figlio della vittima, che insieme a Magrini e Francesca De Luca, hanno deposto una corona d’alloro ai piedi della targa commemorativa collocata all’interno della caserma. Al termine della commemorazione il generale di brigata Luciano Magrini ha preso la parola, ringraziando tutti i presenti e in particolare i familiari di Cavoli, ai quali ha espresso la vicinanza della famiglia dell’Arma dei carabinieri per la prematura perdita del loro caro: “Cavoli, a soli 45 anni, non ha esitato a mettere a rischio la propria vita, cosciente del pericolo che stava correndo per assicurare alla giustizia una persona armata che si aggirava minacciosa per le vie del paese.
Il suo sacrificio non è stato vano, il suo esempio è ancora attuale; a lui si ispirano ancora oggi i carabinieri nell’adempimento del loro quotidiano servizio al fine di garantire condizioni di sempre maggiore vivibilità alle comunità loro affidate”. L’appuntato Cavoli era effettivo al comando stazione di Montemaggiore Belsito. Il 21 gennaio 1983, durante la ricerca di Giuseppe Zanghì, che si era sottratto al controllo durante il tragitto per Palermo per il suo ricovero coatto in una struttura sanitaria, i carabinieri a bordo di una Fiat Campagnola condotta dal brigadiere Antonio Siviero, con a bordo il comandante della stazione, Santo Gambino, e l’appuntato Giuseppe Cavoli, transitando su corso Re Galantuomo a velocità ridotta per la presenza di neve, furono raggiunti da colpi d’arma da fuoco sparati dallo stesso Zanghì con un fucile da caccia. Per l’appuntato Cavoli non ci fu nulla da fare mentre Siviero rimase ferito. L’omicida fu poco dopo arrestato.