“Bene il ricalcolo dell’Isee senza le provvidenze assistenziali, ma la mancata introduzione della data certa di partenza del nuovo metodo chiesta da noi, potrebbe portare benefici solo tra anni”.
Commenta così – la deputata Giulia Di Vita – la mozione M5S approvata la scorsa settimana alla Camera, che restituisce un volto più “umano” al nuovo Isee, grazie all’esclusione, nella formazione dell’indicatore economico, delle provvidenze assistenziali che tanto danno hanno fatto a diverse categorie sociali.
“Per la verità – dice la deputata – l’ok della Camera ormai era pressoché scontato, visto che il governo era costretto ad applicare una sentenza del Consiglio di Stato in questo senso. Ci si poteva e doveva, però, spingere oltre, contemplando la data certa del 30 giugno, come da noi previsto, per la rimodulazione dell’Isee. Senza di questa si potrebbe partire tra fra anni”.
Niente data certa e niente nemmeno risarcimento, come previsto dalla mozione M5S, per i cittadini che, a causa di quel calcolo dell’Isee bocciato dal Consiglio di Stato, non hanno potuto accedere alle prestazioni che gli sarebbero spettate.
“Nonostante tre sentenze del Tar, confermate dal parere del Consiglio di Stato – sottolinea la deputata – il governo continua ancora a giocare a nascondino e a fare orecchie da mercante. Un atteggiamento inqualificabile rispetto a un dovere categorico. Il diritto a quel risarcimento è sacrosanto e se il governo non agirà in tal senso autonomamente, siamo certi che dovrà farlo a seguito di ricorsi e sentenze che certamente arriveranno”.
Qualche giorno prima dell’ok alla mozione, la commissione Cultura della Camera aveva approvato all’unanimità la risoluzione M5S che impegna il governo a rivedere la normativa Isee escludendo la borsa di studio dal conteggio dei redditi del nucleo familiare.
“Si tratta – afferma la deputata Chiara di Benedetto, che di quella commissione fa parte – di una misura correttiva fondamentale per mettere fine a una vera e propria ingiustizia. Il calcolo prevede infatti il conteggio della borsa di studio eventualmente ricevuta, equiparando così a un reddito la somma che, invece, è stata necessaria allo studente per completare i suoi studi. Consideriamo questo approccio lesivo del diritto allo studio e realizzato solamente in un’ottica di risparmio per le casse pubbliche”.
E i danni prodotti dall’ultimo Isee agli studenti sarebbero notevoli. “Per fare un esempio – afferma Chiara Di Benedetto – secondo i calcoli fatti dalle associazioni studentesche oltre il 20 per cento degli studenti ha perso il diritto alla borsa di studio e ad altri aiuti, con punte che in Sicilia hanno toccato quasi il 40 per cento”.
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