I lavori presentavano dei vizi nella realizzazione e il Comune di Ustica a tutela dei soldi pubblici non pagò parte dei soldi pretesi dalla ditta.
La società fece causa, ma adesso il giudice ha dato ragione all’amministrazione riconoscendo solo una piccola quota dei soldi richiesti.
La vicenda riguarda i lavori di restauro dei cameroni utilizzati nell’isola per i confinati dal governo fascista.
Dopo l’attentato a Mussolini, avvenuto il 31 ottobre 1926 a Bologna, il governo fascista promulgò le nuove leggi di pubblica sicurezza prevedendo il confino per molti esponenti dell’antifascismo e per chiunque fosse ritenuto pericoloso perché contrario all’ideologia fascista.
In quegli anni, nell’isola di Ustica, furono confinati diversi leader dell’antifascismo tra cui Filippo Turati, Ferruccio Parri, Carlo e Nello Rosselli, Randolfo Pacciardi, nonché alcuni dirigenti del partito comunista fra i quali Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, arrivato sull’isola tra i primi, il 7 dicembre 1926. Sull’isola vennero realizzati dei grandi capannoni, centri di accoglienza.
Visto il loro interesse storico e culturale, nel 2007, il Comune di Ustica commissionava con un regolare bando i lavori di recupero e restauro del Camerone di Via Refugio alla ditta Geognostica Agrigentina s.r.l.
Furono stanziati 450 mila euro per i lavori. In sede di verifica l’amministrazione comunale ha riscontrato dei vizi nell’esecuzione delle opere, e dunque non provvedeva a pagare una parte del corrispettivo pattuito.
Così la ditta intentava due cause civili contro il Comune di Ustica, per ottenere il saldo delle fatture emesse per i lavori effettuati e per il risarcimento dei danni.
Il Giudice del Tribunale di Palermo Claudia Turco ha però dato ragione al Comune di Ustica difeso dagli avvocati Giancarlo Pellegrino e Giuliana Sapienza, rigettando le richieste della ditta e riconoscendo alla Geognostica solo 35 mila euro per il ritardo nel collaudo rispetto ai 150 mila euro chiesti.
Nel corso dei giudizi, il perito nominato dal Tribunale riscontrava infatti, oltre al ritardo nella consegna dei lavori, anche “varie irregolarità – si legge nella sentenza – e deficienze estetiche e di tenuta agli agenti atmosferici degli infissi, intervento di restauro di un portoncino non soddisfacente, dimensionamento non corretto di alcune finestre”.