Continua la battaglia sul divieto della registrazione dei figli delle famiglie arcobaleno. Oltre 400 tra cittadini, consiglieri comunali, parlamentari regionali, avvocati, personalità del mondo della cultura dello spettacolo hanno aderito all’appello promosso dal Comitato Esistono i Diritti Transpartito affinché il sindaco di Palermo Roberto Lagalla trascriva i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno. Questo l’appello “Sindaco Trascrivi”.
Alberto Mangano consigliere comunale di Progetto Palermo lancia il suo appello al primo cittadino: “Il consenso dell’appello al sindaco Lagalla ci deve fare riflettere sul l’importanza di questa battaglia. I diritti vanno tutelati e garantiti anche con nuove leggi che ne possano disporre le modalità. Purtroppo non abbiamo ancora una legge che permetta ad una coppia omogenitoriale di vedere riconosciuto il diritto ad avere dei figli. La disubbidienza che chiediamo al sindaco è un atto di grande valore umano e civile che avrà la forza di costringere il legislatore ad intervenire assumendo le proprie responsabilità. Questa è alta politica e il nostro comitato ne uscirà ancora più rafforzato se valutiamo le adesioni a questo appello che attraversano forze partitiche schierate diversamente, tra maggioranza e opposizione, nella nostra città. È un messaggio molto forte che spero tutti/e consiglieri/e che ne facciamo parte sapremo usare per affermare il diritto ai DIRITTI”.
Il comitato “Esistono i Diritti Transpartito” ha promosso un appello trasversale sottoscritto dai cittadini, consiglieri comunali, parlamentari, personalità del mondo della cultura e giornalisti.
“Dopo la circolare emanata su indicazione del Viminale, che riguarda la non trascrizione degli atti di nascita dei figli e delle figlie delle famiglie arcobaleno nel paese, si è creato un vasto movimento di opinione trasversale che invece chiede ai sindaci di trascrivere i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno”, si legge in un comunicato del presidente del comitato “Esistono i Diritti Transpartito” Gaetano D’Amico.
“L’ appello si apre con l’adesione di Padre Cosimo Scordato, Leo Gullotta, Massimo Benenato, Pino Apprendi. Hanno aderito anche i deputati regionali: Valentina Chinnici, Gianfranco Miccichè, Stefania Campo, Stefano Pellegrino. I consiglieri comunali: Alberto Mangano, Fabrizio Ferrandelli, Concetta Amella, Rosario Arcoleo, Ugo Forello, Leonardo Canto, Massimo Giaconia, Fabio Giambrone, Antonino Randazzo, Giulia Argirorfi, Roberta Zicari. E gli avvocati Michele Calantropo, Antonello Armetta, Francesco Leone, Antonio Tito, Nadia Spallitta, Claudia Maranzano, Domenico Pane, Marta Palmisano, Ennio Tinaglia. Dal mondo dello spettacolo: Marco Feo, Consuelo Lupo, Daniela Pupella, Rita Basso. I docenti universitari: Marco Carapezza, Giovanna Fiume, Marco Trapanese. E tra i giornalisti che hanno aderito Fabrizio Lentini, Davide Camarrone, Laura Pasquini, Veronica Femminino, Mario Azzolini, Michele Sardo, Onorio Abbruzzo, Enrico Del Mercato, Teresa Campagna, Massimo Pullara. E il Professor Vincenzo Guarrasi, dell’ università di Palermo, già preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. Hanno aderito anche Eleonora Gazziano, Nino Sirchia, Gaspare Nuccio, Massimo Accolla, Aurelio Scavone.
A Palermo quindi si è già creato un vasto movimento di opinione trasversale che si appella al signor sindaco di Palermo Roberto Lagalla affinché trascriva i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno“, conclude la nota.
“Sindaci, registrate i figli delle coppie omogenitoriale. Abbiate coraggio e fate come Rosa Parks, dite no alle leggi ingiuste”. È un invito alla disobbedienza civile quello lanciato dall’ex presidente della corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky al teatro Carignano a Torino.
“Il nostro sistema – ha spiegato Zagrebelsky – ammette implicitamente la disobbedienza civile: un sindaco registra un bambino, il governo chiede la cancellazione e allora si impugna la richiesta e ci si rivolge alla Corte costituzionale. Ma se tutti ubbidiscono alle peggiori leggi, non si potrà mai avere un controllo costituzionale sulle norme cattive”.
In passato, secondo l’ex presidente della Consulta, si è così risolto il problema degli obiettori di coscienza. Poi un elogio dal palco a Chiara Appendino: “Ha fatto bene l’ex sindaca a creare anni fa il primo registro per l’iscrizione dei figli di due mamme”.
Una opposizione condivisa da Arcigay: “Quello della disobbedeanza civile è uno strumento utile che il movimento Lgbtqi usa sa sempre – ha commentato il segretario nazionale Gabriele Piazzoni – ma gli amministratori sono sotto ricatto della legge Severino: Rischiamo di perdere i poteri in caso di condanna”.
I sindaci replicano che non si tratta di mancanza di coraggio: “Bisogna uscire dai tribunali, dalle anagrafi e dalle disquisizioni in punta di diritto – afferma Stefano Lo Russo – la questione dei figli di coppie omogenitoriale e del matrimonio egualitario va affrontata dal Parlamento”.
Per Roberto Gualtieri, primo cittadino di Roma, “Ci sono cose che si possono fare e altre no, perché i sindaci agiscono anche per il ministro dell’Interno. Noi andremo avanti sulle cose che possiamo fare”.
E Giuseppe Sala, sindaco di Milano “La Corte costituzionale si è già espressa sulla questione. Non so se sia una buona idea trasgredire la legge. Il parlamento affronti la questione”.
I primi cittadini rivendicano di aver già fatto, in un certo senso, disobbedienza: “Abbiamo continuato a scrivere i bambini nei registri fino a quando non ci hanno fermato – dice Antonio De Caro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari – ma oggi serve una legge”.
Del resto, secondo il fiorentino Dario Nardella, “La corte costituzionale è stata chiarissima sulla necessità di una norma. Con le nostre esperienze concrete aiuteremo il legislatore a mettere in campo una misura pragmatica e di civiltà”.
La questione però è complicata: con una maggioranza di centrodestra come l’attuale è difficile che qualcosa cambi. Secondo l’attivista storico Gigi Malaroda, dell’associazione Maurice “Servirebbe una forma di partecipazione dal basso con i movimenti Lgbtqi che potrebbero attivarsi nella raccolta delle firme per chiedere una legge di iniziativa popolare. Obiettivo, raggiungere il riconoscimento di diritti oggi purtroppo calpestati”.