Non c’è pace per il terzo e ultimo collegato alla finanziaria regionale. Sale lo scontro fra maggioranza e opposizione all’indomani della lettera del presidente della regione Nello Musumeci al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè con la quale chiede di bloccare qualsiasi norma di spesa almeno fino a quando la Corte dei Conti non avrà tenuto udienza di parifica del bilancio della regione 2018.
Le casse della Regione Siciliana sono vuote e anche l’antimafia adesso resta senza fondi. A causa delle condizioni finanziarie poco rosee, la Regione chiuderà i rubinetti a fondazioni, enti, teatri e anche alle associazioni che si occupano di antimafia.
La scelta è stata fatta dalla quinta Commissione all’Ars che ha deciso lo stop ai finanziamenti per le associazioni antimafia siciliane provocando un fitto vespaio di critiche e polemiche tra cui quelle di Maria Falcone presidente della Fondazione Falcone e Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre.
Ma lo scontro è molto più ampio. A rischio ci sono gli stipendi dei precari della partecipate da qui a dicembre. In alcuni casi c’è chi non percepisce indennità già dal mese di luglio. Miccichè aveva garantito a tutti che il collegato si sarebbe fatto. Con meno fondi del previsto ma si sarebbe fatto. Ora la legge che rischia di arrivare a sala d’ercole, invece, non spende più un euro dei 40 milioni inizialmente previsti e nemmeno dei 20 ipotizzati dopo il taglio. Solo 25 articoli e tutti di natura normativa e nessun provvedimento di spesa.
Almeno fino a metà ottobre quando, forse, si potrebbe pensare ad un assestamento di bilancio ma col rischio di gravare sui tempi del prossimo bilancio di previsione 2020 e sempre che la Corte dei Conti non si pronunci in maniera tale da costringere la regione a bloccare la spesa per tutta la parte restante dell’anno
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