La Regione siciliana non paga, sbloccata solo parte della spesa, “Aziende in difficoltà, pronti alla mobilitazione”

La spesa regionale è stata sbloccata ma solo in parte. E la parte che può adesso essere erogata riguarda i grandi investimenti ma quasi mai i pagamenti attesi dalle imprese siciliane in difficoltà. Così settori come la Formazione professionale e le aziende fornitrici dell’amministrazione regionale in molti settori dai beni ai servizi, restano in attesa dei saldi di spese risalenti negli anni oltre che quasi per intero le somme fatturate nel 2022.

La denuncia del sindacato

La conferma a questo allarme viene dal sindacato Uil “Il governo Schifani ci aveva assicurato che tutte le spese affrontate dal 2022, e sino ad oggi, sarebbero state saldate a partire da questo mese. Ci accorgiamo, invece, che l’annuncio dato alla stampa dall’assessore al Bilancio, Falcone, non corrisponde al vero e che forse se ne parlerà fra circa tre mesi. Almeno per quanto riguarda i fondi extraregionali distribuiti in numerosi capitoli di spesa che riguardano enti di formazione, imprese e politiche attive del lavoro”.

Ancora tre mesi di attesa potrebbero essere troppi

“E’ quindi una Regione che non onora i propri impegni e che accresce la sua inaffidabilità” affermano Giuseppe Raimondi della Uil Sicilia e Ninni Panzica della Uil Scuola che spiegano: “I lavoratori della Formazione professionale, impegnati nei corsi già dallo scorso ottobre, continueranno a non essere pagati. Nove mesi senza soldi e con spese da affrontare ogni giorno”.

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E i segretari continuano: “Alcuni di questi capitoli di spesa, ricordiamo, si avvalgono dei fondi extra regionali (Fse e Pnrr). Riguardano corsi destinati ai minori (IeFP), alle imprese che hanno l’obbligo di assumere il 25% dei formati nonché agli interventi di qualificazione e riqualificazione destinati ai beneficiari del Progetto Gol, vera riforma delle Politiche Attive”.

Accertamento di Bilancio deve ancora iniziare per questi settori

“Sino ad oggi però la Regione non ha dato risposte ai siciliani e ai lavoratori. Anzi, deve ancora iniziare l’accertamento dei residui di bilancio dei fondi extraregionali. Se, però, si impiega tutto questo tempo per una operazione di verifica ordinaria, quanto tempo impiegherà per spendere e rendicontare entro il 2023 tutte le risorse assegnate alla Sicilia che ammontano a 100 miliardi circa? Chiediamo misure straordinarie e risposte concrete subito. Questo sindacato è pronto alla mobilitazione, non possiamo più perdere tempo. Diciamo “basta” all’immobilismo degli assessori alla Formazione e al Bilancio”.

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Il riaccertamento chiuso il 3 maggio

L’assessorato dell’Economia aveva annunciato il completamento del riaccertamento dei residui passivi relativi al 2022, reimputando al bilancio 2023 della Regione Siciliana una somma totale di quasi 500 milioni di euro lo scorso 3 maggio. Ma precisava “Si tratta di spese a valere interamente su risorse regionali, utili a saldare numerosi impegni nei confronti di imprese e fornitori per lavori e per l’acquisto di beni e servizi”.

Il riaccertamento si conclude in anticipo di ben tre mesi rispetto all’anno scorso, determinando lo sblocco di centinaia di voci di spesa, per l’ammontare esatto di 486.515.021,39 euro, con una ricaduta concreta nel tessuto socio-economico siciliano. Si citano, a titolo esemplificativo, le spese per il personale e quelle per le imprese del trasporto pubblico locale. Saranno ora i dipartimenti regionali a liquidare le poste di propria competenza.

L’accenno a quel che resta da fare

“Secondo la tabella di marcia dell’assessorato, entro la prossima settimana (quindi a momenti ndr) verrà completato anche il riaccertamento dei residui pregressi al 2022 di ambito regionale, per poi procedere a quello dei residui di spesa extra-regionali, attività propedeutica alla stesura del bilancio consuntivo 2022 della Regione”.

Tre mesi di attesa

Il rischio, dunque, è che per i fondi extraregionali si debba attendere un accertamento che inizierà probabilmente dopo metà maggio e potrebbe concludersi a fine estate senza considerare i tempi per l’approvazione del bilancio consuntivo e il successivo passaggio in Corte dei Conti. Passaggio che in via ordinaria dovrebbe avvenire a giungo ma che potrebbe slittare proprio a settembre

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