Un miliardo e 200 milioni di euro. A tanto ammonta il buco di cassa corrente per la Regione siciliana. In attesa che Roma trasferisca le risorse promesse a iniziare dai primi 500 milioni di euro, per far quadrare i conti la Regione ha stoppato  la cancellazione di una parte dei ‘residui passivi’ mantenendo in bilancio proprio un importo pari ai soldi mancanti.

Si tratta delle spese impegnate ma non ancora pagate, dunque debiti dell’amministrazione regionale verso terzi, pubblici o privati mantenuti in ‘stand-by’ attraverso uno stratagemma contabile che emerge da un decreto del
Ragioniere generale, Salvatore Sammartano, firmato a fine febbraio. Nel decreto si legge che l’ammontare dei residui
passivi da eliminare definitivamente è pari a 113,89 milioni di euro.

Bilancio e Finanziaria che andranno a breve in pubblicazione, dunque, sono del tutto ‘fittizzi’ e non si potrà procedere ai trasferimenti di risorse attesi da tutti i soggetti coinvolti, dai comuni alle province passando per fornitori, enti terzi e così via.

Per prendere tempo di pensa di rinviare ancora i trasferimenti alle Province così come anche la Cisl Funzione Pubblica propone aprendo al governatore. “Rinviare il pagamento relativo al contributo delle ex Province alla finanza pubblica – è la proposta avanzata dal segretario generale della Cisl Sicilia Mimmo Milazzo e dal segretario generale della Cisl Funzione pubblica Sicilia Gigi Caracausi -. È questa, oggi – spiegano i leader cislini – l’unica via percorribile per salvare gli enti da un default che, in caso contrario, sembra inevitabile. E il governo regionale deve farsi valere a Roma”.

E la crisi delle ex Province ha già scatenato le prime reazioni, anche tra il personale. “L’assemblea decisa dai lavoratori – spiegano Caracausi ed il suo vice Paolo Montera – è il frutto dell’incontro tra i dipendenti e i sindacati confederali della scorsa settimana. È un grido di terrore, quello dei lavoratori, che stanno scontando sulla propria pelle le inefficienze, i capricci e i ritardi di questo governo. Un governo che adesso – concludono i sindacalisti Cisl – deve subito lavorare all’approvazione della vera riforma. È in gioco il futuro dei Liberi consorzi, dei servizi per i più deboli e dei lavoratori”.

La pesante crisi è dietro l’angolo e il governatore Rosario Crocetta, ha convocato per mercoledì prossimo, i commissari delle ex Province, per affrontare le gravi difficoltà finanziarie degli enti.

Un incontro che sa, anche quello, di un modo per prendere tempo in attesa del confronto con Roma che non si annuncia ne semplice  ne veloce proprio per effetto dei dubbi che nella capitale montano su alcuni aspetti della legge di stabilità regionale a cominciare dal prelievo da 127 milioni e 850 mila euro dal Fondo sanitario per pagare le rate del mutuo.

Ma secondo le opposizioni c’è un solo modo per uscire da questa impasse ed è sottrarre l’argomento dalle grinfie del governatore. “Si proceda con immediatezza ad approvare la legge sulle province siciliane, la quarta, già pronta per essere incardinata in Aula – dice Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’ARS. -. Si concluda in tal modo il tormentato percorso legislativo di riforma, togliendo ogni alibi al presidente Crocetta, che attribuisce alla mancata conclusione dell’iter legislativo il disastro delle province. Purtroppo, ancora una volta, possiamo dire che Forza Italia aveva preannunciato che questa riforma flop non avrebbe comportato che un peggioramento dei servizi erogati dall’ente intermedio. Un disastro assoluto, un collasso finanziario che pesa e peserà sulle spalle dei siciliani. Uno scempio al quale si aggiunge il prelievo tributario, quale sottrazione canagliesca del governo PD-Renzi che toglie alle nove province dell’Isola, circa 120 milioni di euro, gli stessi soldi dell’RC Auto versati dai cittadini”.

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