Il 2019 vede il Sud entrare in “recessione”, con un Pil stimato in calo dello 0,2%, a fronte del +0,3% del Centro-Nord (+0,2% la media nazionale). E’ quanto emerge dal Rapporto Svimez, che segnala per il 2020 una “debole ripresa”: con il Mezzogiorno che crescerà non oltre lo 0,2% (a fronte dello 0,6% dell’Italia nel complesso).
“L’Italia si allontana dall’Europa e il divario Nord-Sud rimane non sanato”. E’ cosi’ che funziona quello che la Svimez definisce come il “doppio” gap a svantaggio del Mezzogiorno.
“L’Italia – spiega il direttore Luca Bianchi – segue il profilo di crescita europeo con un’intensità sempre minore e il Mezzogiorno aggancia in ritardo la ripresa e anticipa le fasi di crisi”. Guardando alle cifre: “Nel 2018 il
PIL del Mezzogiorno e’ ancora oltre 10 punti al di sotto dei livelli del 2008; nel Centro-Nord mancano ancora 2,4 punti percentuali”.
“Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati”. Lo si legge ancora nel Rapporto Svimez, che lancia l’allarme sulla “trappola demografica”.
In Italia nel 2018 si è raggiunto “un nuovo minimo storico delle nascite”, si ricorda, sottolineando che al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno del 2017. La novità, spiega il Rapporto, è “che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”.
“Senza un’inversione di tendenza nel 2065 la popolazione in eta’ da lavoro diminuirà del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”, avverte, poi, il direttore Luca Bianchi. Uno scenario questo definito “insostenibile”, viste anche le conseguenze economiche: “Tra meno di cinquant’anni ‘con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del Pil, il Sud oltre un terzo”.
Per Svimez “le possibilità di contenere tali effetti sono legate ad un significativo incremento del tasso di occupazione, in particolare di quello femminile’.
La Svimez giudica inoltre “utile il Reddito di cittadinanza“ ma sostiene che “la povertà non si combatte solo con un contributo monetario: occorre ridefinire le politiche di welfare ed estendere a tutti in egual misura i diritti di cittadinanza”, spiega l’associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno in occasione della presentazione del Rapporto 2019.
“Peraltro – sottolinea l’associazione – l’impatto del Reddito sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.
Nel Rapporto si ricorda che da “diversi anni la Svimez ha proposto l’introduzione anche nel nostro Paese di una politica universale di contrasto al disagio e all’esclusione sociale, per questo va accolta con favore la scelta del Primo Governo Conte di porre al centro della manovra di bilancio 2019 una misura di contrasto alla povertà, il Reddito di Cittadinanza”.
Anche se la Svimez sottolinea “che la povertà non si combatte solo con un contributo monetario e che identificare la misura come una politica per il Mezzogiorno è scorretto perché si basa sulla dannosa semplificazione che vorrebbe dividere il Paese nei due blocchi contrapposti e indipendenti di un Nord-produttivo e un Sud-assistito. Il Reddito di cittadinanza, si sostiene, “è una misura ‘nazionale’ di contrasto alla povertà, le politiche per il Mezzogiorno, soprattutto dopo la crisi, dovrebbero passare attraverso una ridefinizione delle politiche di welfare e sul tema dei ‘diritti di cittadinanza”.
“Il report Svimez sull’economia del meridione conferma drammaticamente non solo la crisi di questa parte del Paese ma anche l’inadeguatezza e l’inefficacia delle misure messe in campo finora dallo Stato. Come Cgil lo sosteniamo da tempo e siamo impegnati a costruire un piano per lo sviluppo della Sicilia e per il lavoro, che intendiamo proporre alle istituzioni nazionali e regionali augurandoci che il piano straordinario per il Mezzogiorno possa vedere al più presto la luce”.
Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino sottolineando che “ una inversione di rotta soprattutto sul fronte degli investimenti produttivi non può essere rinviata. Ci auguriamo – prosegue- che la classe dirigente siciliana abbia un sussulto di orgoglio e faccia in pieno la propria parte per quello che le compete e nelle relazioni con il governo nazionale, che ci auguriamo si renda una buona volta conto della drammatica condizione del Mezzogiorno”.
La Cgil annuncia che nelle prossime settimane lancerà i “Laboratori per il lavoro”, “finalizzati- spiega Mannino- alla costruzione di un piano condiviso per il lavoro e lo sviluppo”. Il sindacato terrà alcuni appuntamenti di dibattito e confronto con esperti, rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali per riflettere, in prima battuta su industria, infrastrutture e politiche sociali.
“Sono tre grandi temi- afferma Mannino- sui quali occorre costruire una proposta valida prevedendo tempi di realizzazione e verifica degli obiettivi. Come la stessa Svimez rileva puntare sull’economia verde, sul potenziamento delle infrastrutture e sui diritti di cittadinanza attraverso le politiche sociali è oggi fondamentale. Ma è chiaro – rileva- che senza investimenti produttivi non si va da nessuna parte e il dato rilevato dalla Svimez sulla diminuzione degli investimenti per il Mezzogiorno è in questo quadro sconcertante”.
Il segretario della Cgil sottolinea l’importanza di interventi che contrastino lo spopolamento delle aree interne. “Ci auguriamo – aggiunge- che l’esortazione implicita della Svimez a misurarsi con il riequilibrio territoriale sui piani dell’economia, del lavoro, dello stato sociale e dei servizi, non resti lettera morta, cominciando col rilanciare il ruolo dell’agenzia della coesione territoriale che l’ultimo governo ha depotenziato”.