È Palermo la provincia con l’assegno medio più oneroso erogato ai percettori del reddito di cittadinanza. L’importo è di 681,78 euro. Dietro si piazza Napoli, con 671,64 euro. A seguire Catania con 637,66 euro e Agrigento, 602,84 euro. È quanto emerge da uno studio pubblicato due giorni fa dalla Cgia di Mestre.
Tra le città in top ten anche Taranto con 599,46 euro, e di nuovo altre due siciliane: Messina con 593,95 euro e Trapani con 593,47 euro.
L’assegno medio nazionale è pari a 579,01 euro. In Sicilia in totale sono 699.810 i percettori di reddito e pensione di cittadinanza, solo la Campania ne ha un numero maggiore: 881.259.
Secondo lo studio, i dati a livello provinciale ci dicono che nelle province di Caserta (147.036) e di Napoli (555.646) si concentrano complessivamente quasi 703 mila beneficiari del RdC.
Se questi ultimi li rapportiamo al numero totale presente in Italia (3.550.342), in queste 2 province campane si concentra il 20 per cento circa dei percettori totali di questa misura. Come era prevedibile, altrettanto significativo è il numero di reddito di cittadinanza erogati dall’Inps nelle grandi aree metropolitane: a Roma sono 240.065, a Palermo 212.544, a Catania 169.250, a Milano 122.873, a Torino 104.638 e a Bari 92.233.
Sempre secondo la fotografia di Cgia Mestre, ogni posto di lavoro “creato” con il reddito di cittadinanza è costato allo Stato almeno 52mila euro. Oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25mila euro.
A questa conclusione è giunta un’analisi realizzata dall’Ufficio studi della Cgia. Come si è arrivati a questo risultato? A fronte di poco più di un milione di persone in difficoltà economica che, titolari del reddito di cittadinanza, hanno manifestato la disponibilità a recarsi in ufficio o in fabbrica, gli ultimi dati disponibili ci dicono che solo 152 mila hanno trovato un posto di lavoro grazie al sostegno dei navigator. Ipotizzando che i titolari dei redditi di cittadinanza lo abbiano ricevuto per almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo così quasi 7 mila euro, possiamo approssimativamente stimare che l’Inps abbia sostenuto, per questi 152 mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro, pari a poco più di 52.000 euro se rapportata a ogni singolo neoassunto. Un costo che appare eccessivo per un numero così limitato di persone entrate nel mercato del lavoro grazie al RdC.
Intendiamoci, in un Paese civile e avanzato chi si trova in uno stato di povertà ed esclusione sociale va aiutato, anche attraverso l’erogazione di un reddito di cittadinanza. Altra cosa è ipotizzare che un aiuto economico possa concorrere a far entrare nel mercato del lavoro il destinatario della misura. I dati appena descritti dimostrano il contrario. Secondo la CGIA, pertanto, chi è in difficoltà economica va assolutamente aiutato, ma per combattere la disoccupazione il reddito di cittadinanza ha dimostrato di non essere uno strumento efficace.
Dalla prima metà del 2019 periodo in cui è entrato in vigore il reddito di cittadinanza – fino alla fine di quest’anno – l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi3: 3,8 nel 2019, 7,2 nel 2020 e 8,6 miliardi per l’anno in corso. Per il 2022 è prevista una spesa di 7,7 miliardi.
È importante sottolineare che per l’anno 2019 e 2020 le cifre si riferiscono a quelle effettivamente spese, mentre per gli anni successivi si fa riferimento alle risorse stanziate.
Secondo l’Anpal, le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza sono difficilmente occupabili. L’Agenzia, infatti, stima che la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora il 90 per cento.
Ciò è ascrivibile al fatto che questa platea di soggetti ha una insufficiente esperienza lavorativa alle spalle. L’Inps, infatti, analizzando lo storico contributivo di queste persone nella classe di età tra i 18 e i 64 anni, segnala che solo un terzo ha avuto un’occupazione in passato. Pertanto, spesso ci troviamo di fronte a soggetti a forte rischio di esclusione sociale, ovvero in condizioni di povertà economica e di grave deprivazione materiale. Trovare un lavoro a queste persone potrebbe addirittura costituire per loro un problema a causa del precario equilibrio psico-fisico in cui versano.
Secondo i dati dell’Inps riferiti ad agosto 2021, le persone destinatarie della misura erano 3,5 milioni, pari a poco meno di 1,5 milioni di nuclei famigliari. L’importo medio mensile erogato è di 579 euro.
Tra questi 3,5 milioni di percettori del reddito, gli over 18 che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro (ovvero si sono resi disponibili a trovare un’occupazione), sono – secondo l’Anpal – 1,15 milioni, mentre la Corte dei Conti sottolinea che coloro che hanno trovato un’occupazione stabile sono poco più di 152 mila.