Sono riprese le ricerche per cercare gli ultimi due dispersi del naufragio del veliero Bayesian affondato nel mare di Porticello (Palermo). I sub si stanno immergendo nello scafo dove ieri sarebbe stato individuato un quinto corpo.
Ieri sono stati recuperati i primi quattro corpi. Le salme riportate a terra ieri pomeriggio, non senza difficoltà, sono quelle di Jonathan Bloomer, Chris Morvillo e delle mogli Anne Elizabeth Judith e Neda. All’appello mancherebbero dunque l’imprenditore britannico e proprietario dello yacht Mike Lynch e la figlia 18enne Hanna.
Sale così a 5, al momento, il bilancio ufficiale delle vittime dopo il ritrovamento di Ricardo Thomas, il cuoco di bordo. Il “Bayesian”, lungo 56 metri, battente bandiera britannica, era ancorato a poche centinaia di metri da Porticello con 10 membri dell’equipaggio e 12 passeggeri quando è stato colpito da una tromba marina prima dell’alba di lunedì.
Interrogato per due ore comandante
E’ durato oltre due ore l’interrogatorio di James Catfield, 51 anni, il comandante del Bayesian, il veliero affondato a mezzo miglio poco prima dell’alba di lunedì scorso mentre imperversava una violenta tromba d’aria. I pm della Procura di Termini Imerese, che ha aperto una inchiesta sul naufragio, lo hanno ascoltato ieri fino a tarda sera per ricostruire le fasi drammatiche dell’inabissamento e per acquisire dettagli tecnici utili alle indagini. Gli interrogatori proseguono anche oggi, i magistrati stanno sentendo tutti i sopravvissuti all’interno del resort Domina-Zagarella.
L’esperto: “Forse errore umano”
“Lo yatch Bayesian è molto probabilmente affondato per un errore umano, un atteggiamento poco idoneo ad affrontare l’eventuale arrivo di una perturbazione”. È l’analisi di un esperto del settore, un ingegnere della Italian Sea Group, la società proprietaria di Perini Navi, il gruppo viareggino di cantieri che nel 2008 varò il Bayesian, il veliero affondato a mezzo miglio da Porticello (Palermo). Secondo l’esperto, che da anni lavora nel settore e che parla a titolo personale e preferisce rimanere anonimo, sarebbero diversi gli errori che potrebbero essere stati commessi: dalle mancate chiusure dello scafo ai motori spenti, fino alle persone presenti ancora in cabina. “Tra i protocolli di sicurezza basilari – spiega l’ingegnere – c’è quello di avere sempre una persona di guardia che controlla gli avvisi di burrasca, anche con la barca ferma in rada. Inoltre, anche con la tromba d’aria in arrivo, c’era tutto il tempo per salvarsi, sarebbero bastati quindici minuti per attivare tutte le misure di sicurezza”.
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