Rapina in casa al titolare del bar Dragotto a Belmonte Mezzagno (in provincia di Palermo). In tre incappucciati sono entrati in casa del commerciante. Hanno immobilizzato l’uomo di 56 anni e la madre.
L’uomo è riuscito a liberarsi e a lanciare l’allarme
Poi hanno razziato quanto c’era dentro. L’incasso del bar e monili in oro e argento. Poi sono fuggiti. Appena i tre rapinatori sono andati via il figlio è riuscito a liberarsi e lanciare l’allarme.
Bottino da quantificare, da capire come i tre malviventi siano entrati in casa
Il bottino è ancora da quantificare. Da comprendere anche come i tre siano riusciti a entrare in casa. Se erano fuori ad aspettare il commerciante lo hanno bloccato e portato dentro magari sotto la minaccia di una pistola o se hanno bussato alla porta di casa con un pretesto e poi si sono introdotti nell’abitazione.
Indagano i carabinieri, esame delle immagini di videosorveglianza
In quella zona in via Pitti alle spalle del bar dove vivono madre e figlio ci sono diverse telecamere. I carabinieri della compagnia di Misilmeri hanno acquisito le immagini dei sistemi di video sorveglianza e stanno indagando per risalire agli autori.
Alcuni mesi fa era stato il titolare di un tabacchi vittima di una rapina con le stesse modalità.
La morte di un avvocato vittima di una brutale rapina in casa
Il 9 settembre scorso un avvocato di 83 anni è morto all’ospedale di Catania dopo essere stato vittima di una brutale rapina avvenuta all’interno della sua abitazione in un comune del Catanese. L’anziano avvocato era rimasto gravemente ferito nel corso di una rapina a casa. L’83enne è deceduto quattro giorni dopo ricovero a causa di una gravissima ferita alla testa.
La rapina è avvenuta a Castel di Iudica. L’avvocato viveva da solo. Il legale, a causa della gravità della ferita, procurata con un corpo contundente, era stato ricoverato al San Marco di Catania.
La vittima si chiamava Salvatore Laudani.
La Procura di Caltagirone, titolare dell’inchiesta, aveva disposto l’autopsia sul corpo dell’anziano.
Palermitano accusato di rapina assolto in appello
Un uomo accusato di rapina e condannato in primo grado è stato ora assolto. Si tratta di un palermitano che era stato accusato da una donna che non sarebbe cascata nella cosiddetta “truffa del marinaio” e sarebbe stata minacciata con un coltello per strapparle 350 euro.
La condanna in primo grado e l’assoluzione in appello
L’uomo aveva rimediato 5 anni in primo grado ma in Appello la sentenza è stata ribaltata. Così per Gianluca Prollo è giunta l’assoluzione dall’accusa di rapina dopo che il legale della difesa, l’avvocato Salvatore Ferrante, ha però fatto emergere alcune incongruenze. Secondo quanto era stato ricostruito, la vittima era stata avvicinata da un uomo, un finto marinaio, che le aveva proposto dei gioielli in cambio di soldi. Nell’affare era saltato fuori anche l’esperto e complice che attestava l’autenticità degli oggetti preziosi. La signora non cascando nel tentativo di raggirò si trovò con una lama puntata al collo accusando l’uomo, dicendo di ricordarsi del suo volto.
Le incongruenze
Secondo il legale dell’imputato però la descrizione che ne aveva offerto la vittima non combaciava con la realtà. Inoltre non era stato trovato alcun riscontro sulla ricostruzione della fuga. La vittima poi non aveva saputo indicare con precisione il ruolo dell’uomo e degli altri complici mai identificati. Così è arrivata l’assoluzione.
Roby Facchinetti rapinato in casa da tre uomini armati
Roby Facchinetti, il noto cantante, è stato aggredito e rapinato da tre malviventi armati nella sua casa di Bergamo. È accaduto domenica scorsa, 29 gennaio, di sera.
Come riportato dal Corriere della Sera, Facchinetti – 78 anni – era in compagnia della moglie Giovanna Lorenzi e del figlio Roberto, tutti minacciati con pistole. I ladri si sono fatti consegnare gioielli, orologi e denaro. Da quantificare il bottino.
Facchinetti, che presto sarà al Festival di Sanremo per la reunion dei Pooh, è stato sorpreso dai tre malviventi a volto coperto, vestiti di scuro e con i guanti. Indaga la Squadra Mobile, coordinata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota.
Si è appreso che i banditi pare siano andati a colpo sicuro, non forzando né porte né finestre. L’ipotesi è che dietro al colpo ci sia qualcuno che conosce bene la famiglia.
Commenta con Facebook