Ieri si è riunita la Commissione speciale d’inchiesta sul fenomeno del randagismo in Sicilia. In Audizione il consulente della Presidenza, Giovanni Giacobbe, che ha esposto la sua analisi in materia di prevenzione del randagismo, della tutela dei diritti degli animali e della incolumità pubblica.
Il Presidente della Commissione, on. Tommaso Calderone, a seguito dell’esposizione, ha individuato una precisa criticità: “Emerge che da questo confronto, la problematica è principalmente relativa alle strutture. Il disegno di legge che tale Commissione è chiamato a redigere, deve prevedere la creazioni di più spazi pubblici adibiti alla prevenzione e tracciabilità dell’animale. Dunque, la difficoltà principale è l’assenza di strutture. Se fino ad ora le avessimo avute, il problema del randagismo non avrebbe assunto le attuali portate. È compito della politica intervenire, la cui responsabilità è sociale oltre che istituzionale”.
Di fatto, dai numeri riportati da Giacobbe in Commissione: “La proiezione dei cani randagi in Sicilia è pari a 90 mila esemplari – nel 2016 erano 75 mila. I ¾ del fenomeno del randagismo europeo è concentrato in Sicilia. Nella sola Palermo, ogni giorno si registrano 2 cucciolate e 10 ritrovamenti. Nella provincia di Messina – con il più alto numero di Comuni, 108 – non esiste nessuna struttura pubblica che possa gestire il fenomeno. Tale deficit è esteso alle altre province”.
Tutto questo prevede un ricorso a strutture private da parte dei Comuni, che gravano sul bilancio comunale, aumentando il debito pubblico. Dai luoghi di degenza ai servizi di sterilizzazione, microchippatura e genotipizzazione, sono alcuni degli argomenti affrontati e che devono essere approfonditi nelle prossime sedute, per consegnare al Parlamento un disegno di legge da votare, chiaro e completo.
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