L’ufficio della procuratrice per i minorenni di Palermo Claudia Caramanna è stato letteralmente devastato. La scoperta è avvenuta nello scorso fine settimana anche se soltanto oggi la notizia è trapelata attraverso le pagine di Repubblica. I contorni della vicenda appaiono ancora poco chiari. A lanciare l’allarme sono stati i carabinieri che scortano il magistrato oramai dallo scorso settembre, ovvero da quando il capo della procura dei minori ha ricevuto le prima minacce considerate credibili. Sono stati loro a rendersi conto per primi che l’ufficio della procuratrice era stato violato. La cosa maggiormente inquietante è che l’ufficio si trova all’interno della struttura protetta del tribunale dei Minori
Non si sa al momento se la sgradita sorpresa sia stata solo un atto vandalico o possa rappresentare qualcosa di più. Forse un tentativo di intimidazione o magari gli autori cercavano qualcosa all’interno dell’ufficio, magari qualche documento relativo a indagini o processi in fase istruttoria. Massima riservatezza da parte degli inquirenti, non è dato sapere se sia stato trafugato qualcosa. L’ufficio si trova all’interno del complesso dell’istituto per minorenni del Malaspina. I carabinieri hanno effettuato poi un’attenta ricognizione dell’intero palazzo. Ma le telecamere di sicurezza al m omento non funzionano
La Caramanna è già stata al centro di minacce da diversi mesi. La Procura di Caltanissetta ha aperto un’indagine dopo le minacce ricevute nel settembre scorso dalla nuova procuratrice per i minorenni di Palermo. Al magistrato è stata assegnata una scorta per decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Alla Procuratrice era stata inviata una lettera anonima e questo ha fatto scattare la massima protezione.
Attualmente fra i fascicoli della dottoressa Caramanna ci sono anche quelli relativi a molti figli di presunti boss. Lo scorso novembre ci fu un blitz antidroga nel degradato quartiere palermitano dello Sperone. La procuratrice Caramanna, in quella occasione, aveva chiesto al tribunale provvedimenti per 50 figli di boss e trafficanti di droga e, in alcuni casi, anche l’allontanamento dei ragazzi dalle famiglie. Anche il parroco del quartiere si era schierato con le famiglie. La procuratrice scelse di spiegare quei provvedimenti. Si recò in vista al quartiere e incontrò il parroco. Gli inquirenti non escludono che tra le minacce ricevute a settembre e la “visita” di questi giorni ai suoi uffici possa esserci un collegamento così come l’intera vicenda possa essere collegata proprio all’inchiesta dello Sperone.
Un protocollo, quello avviato dalla procura per i Minori di Palermo, che la Caramanna sta attuando in diversi quartieri della città e in provincia. Gli ultimi interventi riguardano la Zisa, dove a luglio è scattato un blitz antimafia dei carabinieri, dopo l’omicidio di un boss. Attenzioni ai più piccoli e la sottrazione, in casi estremi, dei figli ai genitori, sono scelte che avrebbero potuto dare molto fastidio ai mafiosi palermitani. L’obiettivo della procura è togliere loro possibili nuove leve.