La tragedia di Ustica dove morirono due ragazzini che preso una macchina e finirono in mare. Il Tribunale ha condannato a due anni e otto mesi Aldo Messina, ex sindaco di Ustica.
I due ragazzini che scivolarono in mare dalla banchina del porto ex Sirena, annegando dentro l’auto che avevamo messo in moto per gioco.
Un gioco che costò loro la vita, ma se sul molo ci fossero state le barriere, che pure erano previste da un’ordinanza della Capitaneria di Porto del marzo 2012 – quattro mesi prima di quel tragico 9 agosto – la Panda non sarebbe finita in acqua e Bartolomeo Licciardi e Fedi Sta, di 14 e 13 anni, il secondo di origine tunisine, non sarebbero morti.
Omissione di atti d’ufficio e omicidio colposo come conseguenza di un altro reato, le contestazioni mosse a Messina: la quarta sezione del Tribunale lo ha assolto dalla violazione relativa a un’ordinanza del 2009 e condannato per il mancato rispetto del provvedimento di tre anni dopo.
Accolte solo in parte le richieste del pm Renza Cescon, che aveva chiesto cinque anni. I difensori dell’imputato, gli avvocati Donato e Elena Messina, come riporta il Giornale di Sicilia, faranno ricorso contro la sentenza del collegio presieduto da Bruno Fasciana, che ha anche assegnato provvisionali immediatamente esecutive, da 100 mila euro ciascuno, in favore dei familiari delle due vittime, costituiti parte civile, con l’assistenza dell’avvocato Francesco Menallo.
La Panda era stata lasciata dal proprietario – un pensionato, non imputato – incautamente, in divieto di sosta e con le chiavi inserite nel cruscotto, sulla banchina del porto.
Bartolomeo e Fedi, che proprio quell’anno avevano superato gli esami di terza media, erano con un gruppetto di amici, era sera tarda, intorno alle 22,30, e avevano deciso di fare quel gioco pericoloso, mettendo in moto e provando a spostarla. Bastò poco però per l’irreparabile, perché l’automobile, in mano a dei guidatori privi di qualsiasi esperienza, che l’avevano perdipiù fatta andare a retromarcia, aveva preso velocità ed era volata in mare.
I due amici, figli di un impiegato comunale (Bartolomeo) e di un falegname tunisino che si era stabilito a Ustica da anni, erano rimasti intrappolati nell’abitacolo e per loro non c’era stato niente da fare. Il processo era iniziato ad aprile del 2016, stava per concludersi in autunno, ma i giudici avevano deciso un’integrazione probatoria, acquisendo altri documenti e testimonianze. Ieri la sentenza, cui seguirà l’appello.
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