La Caritas della parrocchia di Sant’Ernesto a Palermo, accogliendo la richiesta pervenuta dalla Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte, organizza una raccolta straordinaria di coperte, lenzuola e asciugamani da bagno destinate ai quasi mille ospiti che si trovano nelle tre strutture cittadine.
Domani domenica 18 marzo 2018 dalle ore 10,00 alle ore 12,30, i volontari della Missione saranno nel cortile della parrocchia per ricevere quanto sarà donato, che deve essere assolutamente pulito e singolarmente incartato.
Abbiamo chiesto a Alfredo Liotta, responsabile della Caritas parrocchiale, le ragioni di questa iniziativa.
La Caritas di Sant’Ernesto – spiega – svolge nel corso dell’anno molteplici attività di servizio a quanti hanno bisogno. Distribuiamo, infatti, alimenti, vestiario e medicine. Queste sono rivolte sia a coloro che risiedono nel quartiere che a quanti provengono da altre zone della città. Infatti, non ci fermiamo ai limiti territoriali: per esempio assistiamo sul piano alimentare i bisognosi di altre parrocchie, nell’ipotesi in cui le stesse non possono provvedere.
E cosa avete fatto di specifico?
Per esempio abbiamo risposto più volte alle esigenze straordinarie che venivano dalla Caritas diocesana in occasione degli sbarchi di immigrati al porto di Palermo. Oppure abbiamo contribuito a singole e specifiche richieste provenienti da alcune associazioni presenti in città.
E Biagio Conte?
Con la Missione di Speranza e Carità di Biagio Conte vi è un consolidato rapporto di amicizia innanzitutto e di aiuto, che nel corso degli anni si è espresso in circostanze precise e concrete, l’ultima delle quali è stata in occasione della Quaresima di due anni fa quando abbiamo risposto all’appello lanciato dall’Arcivescovo Lorefice per contribuire a raccogliere la cifra necessaria all’acquisto dei locali dell’ex fonderia che stavano andando in assegnazione fallimentare.
E questa iniziativa?
Nasce dalla esplicita richiesta che ci è stata fatta nelle scorse settimane. Vuole essere un segno di amicizia e condivisione anche per rispondere all’appello che ha lanciato fratello Biagio nei mesi scorsi con il digiuno fatto sotto il portico delle Poste Centrali.
Chiediamo allora al parroco don Carmelo Vicari il senso di questa iniziativa.
L’idea è venuta quando fratello Biagio ha posto il suo ultimo gesto profetico iniziando un digiuno sotto i portici delle Poste per richiamare tutta la città a prendere più sul serio la condizione di quanti non hanno un tetto e un letto, come lui ama sempre ripetere. Non siamo in grado di rispondere direttamente alla sua richiesta, ma di contribuire al suo impegno, questo sì.
E quindi?
E quindi abbiamo trovato di comune accordo questa forma di sostegno che serve per aiutare i suoi assistiti, ma in un certo senso anche noi.
E in che senso?
Nel senso di aiutare tutti a tenere viva la dimensione della carità soprattutto in questo periodo di Quaresima. Donare una coperta non risolve molti problemi, ma aiuta chi la dona a percepire la carità come una dimensione normale della vita, che può assumere varie forme in varie circostanze, ma che serve innanzitutto a fare della carità un principio importante del vivere quotidiano.
E come è stata accolta dai suoi parrocchiani questa proposta?
Lo vedremo domenica, ma non la misureremo dalla quantità di coperte raccolte, ma da come questo piccolo gesto riuscirà, poco o tanto, a cambiare la vita di ciascuno. Per spiegare questo ho usato in questo periodo il messaggio che il Papa ha lanciato in occasione della I GIORNATA MONDIALE DEI POVERI del 19 novembre 2017 dal titolo: Non amiamo a parole ma con i fatti.
In particolare ho letto e meditato insieme a loro questo brano: “Invito la Chiesa intera e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere fisso lo sguardo, in questo giorno, su quanti tendono le loro mani gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dall’unico Padre celeste. Questa Giornata intende stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco, facendo propria la cultura dell’incontro. Al tempo stesso l’invito è rivolto a tutti, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, perché si aprano alla condivisione con i poveri in ogni forma di solidarietà, come segno concreto di fratellanza. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all’umanità senza alcuna esclusione”.
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