Solo 12 comuni in tutta la provincia di Palermo che hanno prodotto un basso quantitativo di rifiuti ritenuto “ecosostenibile”, sono invece 37 quelli che sono al di sopra della soglia fatidica del 65 per cento per evitare di incappare nelle sanzioni. Questo territorio continua a non brillare, con dati che seppur migliorati nel 2020 rispetto al 2019, in termini di smaltimento della spazzatura. Questi i dati emersi nel 4° appuntamento degli Ecoforum provinciali organizzati da Legambiente nell’ambito della terza edizione della campagna Sicilia Munnizza Free svoltosi a Partinico presso la Reale Cantina Borbonica
Provincia fanalino di coda
Nel 2020 la provincia di Palermo si conferma fanalino di coda nella raccolta differenziata con solo il 29,68 per cento, senza nessun particolare incremento rispetto al 29,04 per cento del 2019. A pesare sulla performance provinciale, a fronte dei progressi fatti da diversi comuni, è il dato del comune di Palermo fermo al 15 per cento, addirittura peggio di 2 punti percentuali rispetto al 2019. Incoraggiano i dati del primo semestre del 2021 di alcuni comuni che hanno fatto un grosso balzo in avanti e di grossi centri del palermitano come Termini Imerese e Bagheria che passano dal 35 per cento ad oltre i 65 per cento.
Pochi quelli che non incorrono in sanzioni
Complessivamente, 37 comuni sono sopra il 65 per cento (erano 24 nel 2019), tutti sotto i 15.000 abitanti, tranne Misilmeri; 34 comuni tra il 40 e il per cento e 11 comuni sotto il 40 per cento con Palermo al 15 per cento e Casteldaccia al 2 per cento. 12 comuni rifiuti Free, ossia quei comuni che hanno prodotto meno di 75Kg/ab di rifiuti indifferenziati: San Giuseppe Jato con 27kg7ab, Trappeto, Santa Cristina Gela, San Cipirello, Giardinello, Montelepre, Altofonte. Campofiorito, Contessa Entellina, Prizzi, Gratteri e Isnello.
Palermo la vera “palla al piede”
“Il dato della Città di Palermo, con il 15 per cento incide pesantemente sulla performance generale della provincia – dichiara Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti ed Economia Circolare di Legambiente Sicilia – e mentre, ormai, quasi tutti i comuni palermitani stanno raggiungendo il 65 per cento di raccolta differenziata grazie al porta a porta, ancora nel capoluogo si balbetta sui prossimi step per coprire solo altri 50.000 abitanti. Eppure, i risultati, potremmo dire, sono sorprendenti – con oltre il 60 per cento di Rd – in quella parte di città dove i cittadini sono serviti dalporta a porta, attualmente quasi 200.000 abitanti. Non serve buttare 30 milioni per ampliare la discarica di Bellolampo, ma occorre investire questi soldi per riorganizzare la Rap. Ci sono oltre 14 milioni di euro disponibili per potenziare la raccolta differenziata per la città metropolitana, bisogna spenderli bene e al più presto per estendere il porta a porta in tutta la città per fare balzare in avanti in tutta la provincia”.
Impiantistica, altra croce per il territorio
Emerse anche altre criticità, come la presenza diffusa di microdiscariche e la mancanza di controlli e la carenza della situazione dell’impiantistica. Allo stato attuale l’impiantistica a servizio della raccolta differenziata è del tutto insufficiente per gestire il fabbisogno di trattamento dei rifiuti, come nel caso dell’organico prodotto dai comuni della provincia, con soli 5 impianti esistenti con una capacità autorizzata di 71.000 tonnellate l’anno a fronte di un fabbisogno di 85.000 t/a, costringendo i comuni a sopportare costi inaccettabili di conferimento per oltre 200€ a tonnellata.
A Bellolampo la speranza dell’impianto di biodigestione
Eppure, non mancano i progetti e gli impianti innovativi proposti dalle Srr e da operatori privati. È il caso dell’impianto di biodigestione anaerobica di Bellolampo che dovrebbe trattare 180.000 tonnellate l’panno di Forsu (frazieon organica) e del polo impiantistico previsto a Castellana per la valorizzazione della frazione umida per 30.000 tonnelate anno per la produzione di biometano, con recupero di materia della frazione residuale e il trattamento di Raee e ingombranti. “Occorre accelerare e semplificare le procedure per l’autorizzazione alla realizzazione di questi impianti per il recupero e il riciclo di cui c’è dannatamente bisogno, – dichiara Gianfranco Zanna, Presidente di Legambiente Sicilia – affinché gli sforzi che stanno facendo i cittadini e le amministrazioni comunali per aumentare i livelli di raccolta differenziata non siano vani e possano, invece, vederne i benefici nella riduzione della tariffa. Gli inceneritori proposti dalla Regione non li vuole nessuno, né le SRR, né i comuni, né i cittadini, perché è sotto gli occhi di tutti che non risolverebbero affatto l’emergenza di questi giorni, si tradurrebbero in un salasso per i cittadini e farebbero la fine dell’inceneritore della Sardegna che è in perdita, non avendo rifiuti da bruciare grazie al 75 per cento di raccolta differenziata raggiunta dai sardi”.
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