Cosa significa la gru dell’artista Arcangelo Sassolino ai Quattro Canti a Palermo?
L’installazione, dedicata alle vittime di mafia, nel trentennale della strage di Capaci, ha suscitato polemiche.
Arrivato in città ad osservarla anche Vittorio Sgarbi, che in un video pubblicato sui social fornisce una propria interpretazione dell’opera.
Sgarbi: “La ruspa vittoria contro la mafia che è il male”
Spiega il critico d’arte: “Uno dei temi chiave delle opere di arte contemporanea è la loro compatibilità con l’esistente.
In questo momento ci sono alcune opere a Segesta che io ho criticato non in sé ma in rapporto con il monumento.
Anche in questo caso, le persone che vengono ai Quattro Canti vedono una macchina che non è propriamente una scultura ma è l’idea in uno spazio che ha intorno i Quattro Canti, le sculture tardo barocche e quindi vede questa come una irruzione.
Ed è per questo che nella logica dell’irruzione, non della sacralità del tempio di Segesta, dove tu pensi di prendere vantaggio dall’accostare una cosa di vetro a un monumento per far sentire che c’è affinità, ma qui c’è una città in cui il degrado è legato alla violenza della mafia, l’abbattimento delle costruzioni liberty per fare edifici di cemento armato, la speculazione selvaggia, la violenza in un luogo incontaminato per fortuna che è questo, fa vedere un’immagine meccanica della contemporaneità che non vuole competere con le sculture ma come concetto.
Cioè la ruspa che rappresenta la conseguenza di una vittoria contro la mafia che è il male”.
La legalità ha abbattuto gli orrori della mafia
“Quindi da questo punto di vista, – prosegue Sgarbi – l’opera fa pensare al trauma che la mafia ha dato alla città.
E’ proprio il contrasto in questo caso che indica, l’opera si chiama “Elisa”, un’idea forte.
Perché è vero che insieme alla bellezza, la violenza della mafia ha portato una quantità di orrori che la legalità lentamente ha riconquistato cancellandoli, abbattendoli.
Quindi mi pare che se uno la vede da questo punto di vista e non come un’opera in una chiave stilistica ma il pensiero di quello che ha testimoniato l’antimafia, questa immagine può avere un significato forte, di trauma, per tentare di ripristinare la bellezza perduta, alterata, minacciata. E allora, che cosa se non la ruspa restituisce spazio a ciò che è stato invaso e rovinato dalla violenza mafiosa?”.
Un esperimento socio culturale
A sostegno dell’opera di Sassolino, è comparso sul profilo facebook Giacomo Serpotta, dedicato al celeberrimo scultore e stuccatore palermitano che visse ed operò a cavallo tra Seicento e Settecento, un post come se fosse stato scritto dallo stesso Serpotta. Nel post si legge: “Interessante esperimento socio culturale.
Mi sono ritrovato con Vittorio Sgarbi a vedere l’installazione che l’artista Sassolino ha proposto ai 4 canti in memoria delle stragi. Un po’ condizionato dagli impietosi giudizi espressi dai social mi sono lasciato travolgere da un impatto fisico disturbante dell’opera e da una reazione emotivamente contrariata rispetto alla sacralità patronale del luogo.
Vittorio ha iniziato a chiedere ai passanti che cosa ne pensassero ed il 100 per 100 delle risposte hanno pesantemente ed inequivocabilmente bocciato l’opera. Vittorio ha allora spiegato il significato, ha dato un senso a quel lavoro in quel luogo e le sue parole hanno incredibilmente trasformato il giudizio negativo in un convinto applauso all’artista presente a tutta la scena.
Le domande che mi sono sorte sono infinite ma forse troppo complesse per ottenere risposte immediate, mi rimane la testimonianza, lasciando a voi la riflessione”.
Un’opera di denuncia
Un’opera voluta dal Comune di Palermo in occasione della ricorrenza del 23 maggio, composta da un esagono in cemento armato sul quale è stato poggiato il braccio meccanico di un escavatore. Un’opera di denuncia contro l’abusivismo edilizio e i relativi legami con gli ambienti mafiosi. La struttura è composta da materiali quali l’acciaio vetro e cemento. Elementi impiegati per comporre macchine che spingono gli stessi a raggiungere i loro limiti.
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