La Sicilia è riuscita a superare i ritardi accumulati nel tempo sugli Iefp, i percorsi per l’istruzione e formazione professionale in obbligo scolastico, destinati ai giovani fino ai 18 anni che intendono conseguire una qualifica tecnico-professionale.
La ripartizione delle risorse 2019, appena erogata dal Ministero del Lavoro alle regioni ed assegnata sulla base di criteri di merito, vede balzare la Sicilia al quarto posto in Italia, con un contributo di 18 milioni e 828 mila euro, dietro solo alla Lombardia, al Piemonte e al Veneto.
Le altre regioni meridionali si collocano molto indietro nella graduatoria, con contributi variabili da 600 mila a 3,5 milioni di euro.
Nel dettaglio, 14,5 milioni sono stati assegnati in base al numero di iscritti; 3,5 milioni in riferimento al numero di studenti che concludono il percorso formativo con il conseguimento di una qualifica professionale; 688mila euro per i corsi realizzati in sussidiarietà presso gli istituti tecnico professionali dello Stato.
Se nell’anno scolastico 2017/2018 gli iscritti non superavano i 13 mila ed i qualificati erano appena 72, nel 2019 gli iscritti raggiungono quasi 40 mila studenti. Di questi, 16.318 sono gli iscritti ai corsi proposti dagli enti di formazione professionale, ben 3.525 i qualificati e diplomati presso le istituzioni formative e 19.612 gli studenti iscritti ai percorsi in sussidiarietà integrativa degli istituti professionali, per il cui dato la Sicilia risulta addirittura prima in Italia.
«Un traguardo notevole, indice del fatto che l’azione del governo è riuscita a rilanciare un sistema in stallo da troppi anni, coinvolgendo 40 mila studenti siciliani – dichiara l’assessore regionale Roberto Lagalla – tra iscritti ai percorsi proposti dagli enti di formazione e quelli in sussidiarietà integrativa presso gli istituti professionali di Stato. Ad incidere in maniera significativa è stato sicuramente l’avvio annuale dei corsi in regolare concomitanza con l’anno scolastico, ma soprattutto la sperimentazione del “sistema duale”. Questo ci ha permesso di siglare oltre 900 contratti di apprendistato e di offrire opportunità formative professionalizzanti a molti giovani che così acquisiscono maggiori possibilità di accedere al mondo del lavoro, portando positivamente a termine un percorso integrato tra formazione ed esperienza sul campo. Confido che i risultati raggiunti possano favorevolmente incidere sulla riduzione di disoccupati e di Neet nella nostra regione, cioè giovani fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, contrastando il fenomeno della povertà educativa che grava pesantemente sulle regioni meridionali. Si registra comunque una decisiva inversione di tendenza, finalmente orientata ad innalzare il numero di giovani positivamente impegnati nella formazione professionale, in coerenza con le esigenze del mercato del lavoro».
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