“La proposta di alcune regioni del Nord Italia di ottenere le somme nell’ambito del Programma di sviluppo rurale da sempre destinate alla Sicilia, alla Calabria, alla Campania, alla Puglia, all’Umbria e alla Basilicata è incomprensibile ed inaccettabile, e contribuirebbe soltanto ad aggravare i livelli occupazionali nel comparto agricolo, impoverendo le terre e le famiglie del Sud Italia”. Così il responsabile Sicurezza del Partito democratico, il deputato Dem Carmelo Miceli che porta la questione alla Camera e interroga il Ministero delle Politiche agricole.
“La revisione dei criteri andrebbe in conflitto con gli stessi obiettivi cardine del Psr di riduzione del gap tra il Sud e il Nord Italia” – questo il monito del parlamentare, che aggiunge: “in ballo ci sono oltre 400milioni di euro, con eventuali evidenti pesanti ricadute e drammatiche conseguenze per il settore agroalimentare del meridione e il conseguente aggravamento della posizione socio-economica di questi territori”.
“Siamo certi – conclude Miceli – che il nuovo Governo non permetterà l’avallo di una simile proposta, le risorse destinate al comparto nelle regioni del Sud devono continuare ad essere distribuite secondo i criteri storici”.
Sulla questione politiche agricole in Sicilia e fondi europei, lo scorso 20 gennaio è intervenuto l’assessore regionale all’Agricoltura in occasione della riunione della Commissione politiche agricole (Cpa) della Conferenza delle Regioni.
“Il punto sul quale si è acceso il confronto ha riguardato la proposta di trasferire risorse economiche dalle regioni del Sud del Paese a quelle del Nord”, ha fatto sapere l’assessore Toni Scilla, che ha partecipato alla riunione da remoto insieme al dirigente generale del dipartimento e Autorità di gestione Psr Sicilia, Dario Cartabellotta, e al dirigente Area 2, Nino Drago.
Alla recriminazione di Veneto, Emilia-Romagna ed altre regioni settentrionali di azzerare quello da loro considerato un criterio di riparto iniquo e a chiaro vantaggio del Sud, Scilla ha risposto che si tratterebbe di una “proposta contraria al regolamento Ue sulla transizione”. “Non permetteremo che la Sicilia venga depredata di una somma ingente, si tratta di centinaia di milioni di euro che verrebbero meno. Alla luce della normativa comunitaria vigente, il modello di riparto già utilizzato nella prima parte della corrente programmazione, 2014/20, deve estendersi per il biennio aggiuntivo 2020/21. I nuovi criteri di riparto, che dovranno riguardare tutta la nuova Pac, decorrerranno eventualmente dal 2023 quando l’Unione europea avrà approvato i nuovi regolamenti”.
Scilla ha anche evidenziato “il ruolo del Meridione che in una logica di rilancio economico del Paese, specialmente in un momento critico come quello che stiamo attraversando, non può essere sacrificato a errate interpretazioni”.