Prorogati fino a un massimo di trenta giorni i termini di scadenza delle “autorizzazioni brevi” per le concessioni balneari in aree demaniali. Lo dispone una circolare firmata oggi dall’assessore regionale al Territorio e ambiente, Giusi Savarino.

Le parole della Savarino

«Il provvedimento – dice l’assessore – serve per garantire il diritto dei concessionari a svolgere le loro attività per tutti i novanta giorni previsti dalla legge. In molti casi, infatti, l’iter burocratico ha comportato un allungamento dei tempi di rilascio dei permessi, causando un ritardo nell’avvio delle attività non ascrivibile agli imprenditori. In questo modo tuteliamo un interesse legittimo, evitiamo di appesantire gli uffici con l’esame delle proroghe e non penalizziamo nessun imprenditore».

L’autorizzazione breve, nelle more del recepimento della direttiva Bolkestein, può essere concessa per periodi limitati e porzioni di aree demaniali di non oltre mille metri quadrati per l’avvio di attività commerciali, sportive o ricreative, anche attraverso la realizzazione di strutture smontabili.

Vincoli contrattuali limitano la partecipazione allo sciopero

C’era stato anche uno sciopero in Sicilia, come in tutta Italia. Alcuni non hanno potuto incrociare le braccia perché le spiagge e gli spazi in gestione sono comunali e devono garantire l’apertura.

La richiesta di Fiba Confesercenti Sicilia

Alessandro Cilano, presidente di Fiba Confesercenti Sicilia, una delle sigle che ha indetto lo sciopero, chiede che il governo “approvi una legge che dia stabilità al settore”. “Probabilmente – dice Cilano – se avessimo indetto la chiusura degli stabilimenti a inizio stagione, garantendo i soli servizi alla balneazione, forse avremmo ottenuto più ascolto dal governo.

Le preoccupazioni del settore balneare

“Non è una questione di concorrenza, come vogliono farci credere – spiega Cilano – si tratta della sostituzione di persone, e con noi le nostre aziende. E’ chiaro che gli stabilimenti, per il volume di affari che muovono, interessano a tanti, ma in questa maniera si demolisce il lavoro di decenni di tante famiglie”.

 

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