Proroga di un mese per i commissari delle ex Province. A firmare i decreti è stato l’assessoe regionale alle Autonomie locali, Bernardette Grasso. E’ il primo atto di una manovra che vedrà il traguardo probabilmente in autunno: il governo regionale ritiene che per allora potrà essere nelle condizioni di indire le nuove elezioni e ridar vita così alle vecchie Province.
I vecchi commissari sono scaduti a San Silvestro e da qui l’esigenza della proroga in attesa di scegliere i sostituti.
Secondo le indiscrezioni circolate, oggi doveva arrivare una mini proroga di 15 giorni per i commissari uscenti invece si è scelto di tenrli in carica per un mese intero, per evitare il black out amministrativo. Poi è inevitabile che l’asse Forza Italia-Musumeci spazzi via il vecchio assetto di ispirazione Crocetta-Pd: nessuno dei commissari uscenti dovrebbe essere confermato in incarichi duraturi.
Le nuove nomine dureranno almeno fino a fine giugno ma forse anche fino a settembre. Finora la scelta è caduta su funzionari della Regione, per lo più in pensione, ma la platea dei prescelti potrebbe diventare più vasta e comprendere anche segretari generali degli enti locali, dirigenti statali e altre figure.
Il punto è che il groviglio di norme che dal 2014 a oggi ha modificato ben 8 volte la regolamentazione delle Province porterà in ogni caso a un caos amministrativo. Va ricordato che i nuovi commissari si insedieranno solo nei sei Liberi Consorzi (Agrigento, Enna, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa e Trapani) mentre nelle tre città metropolitane saranno in vigore altri due assetti diversi.
A Palermo e Catania sono da poco tornati in sella i vecchi sindaci metropolitani, Orlando e Bianco, che però hanno il ruolo di vertice politico ma convivono con un commissario che sostituisce i mai nati consigli metropolitani. Ma se a Palermo e Catania i due sindaci metropolitani sono tornati in sella grazie al Tar, che ha ribaltato le ultime decisioni di Crocetta, a Messina questo non è avvenuto: Renato Accorinti non ha fatto ricorso contro la scelta di commissariare la città metropolitana dello Stretto e dunque lì resta un commissario (Francesco Calanna).
Dunque prorga e fra un mese nuovi commissari a Enna, Agrigento, Trapani, Siracusa, Ragusa e Caltanissetta, vecchio commissario a Messina e sindaci metropolitani privi di reali poteri a Palermo e Catania.
Una situazione che resterà tale almeno fino all’estate per attendere il via libera della Consulta alla quale la Regione si è appellata impugnando a sua volta l’impugnativa del Consiglio dei Ministri rispetto alla legge regionale varata ad agosto e pubblicata a settembre.
Se la pronunzia della Corte Costituzionale sarà a favore della Regione, in autunno ci saranno le elezioni per le Province altrimenti si aprirà un altro grande caos. Perchè automaticamente tornerebbe in vigore la penultima riforma di Crocetta, quella che prevede l’elezione indiretta dei soli presidenti dei sei Liberi Consorzi. Mentre le città metropolitane resterebbero automaticamente gestite dal sindaco del capoluogo corrispondente ma dovrebbero a loro volta eleggere il consiglio metropolitano in via indiretta (cioè facendo votare i consiglieri dei Comuni associati).
Il governo non fa mistero della propria intenzione di tornare alla consultazione popolare e non ad eletti da eletti. C’è poi l’altra partita che si aprirà in questi giorni. Musumeci, la Grasso e l’assessore all’Economia Gaetano Armao sono in pressing sul governo nazionale per ottenere uno sconto sulle tasse che le Province pagano allo Stato: si chiama prelievo forzoso ed è una sorta di contributo che questi enti versano per l’equilibrio del bilancio nazionale. Solo che anche per il 2018 è stato quantificato in 197 milioni: è la somma che dovrebbero versare sia i sei Liberi Consorzi che le tre città metropolitane. Il punto è però che questi enti incassano in tutto dalla Regione 91 milioni, dunque anche per il 2018 è previsto che vadano in rosso per 106 milioni. Un replay di quanto accaduto nel 2016 e 2015.
Senza soldi, è la sintesi di una relazione che la Grasso ha già inviato a Musumeci,questi enti sono destinati al default. Anche perchè le varie riforme che si sono susseguite hanno via via restituito a Liberi Consorzi e Città Metropolitane le originarie funzioni delle Province (in particolare la gestione di scuole superiori e strade) ma senza dirottare i fondi necessari. Anche per questo motivo Musumeci vorrebbe portare all’Ars una legge che ridiscuta le funzioni di questi enti.
Da qui il flop di enti che contano oltre seimila dipendenti e centinaia di precari. A Enna, Caltanissetta e Siracusa ci sono ritardi di mesi sul pagamento degli stipendi. E proprio ieri a Siracusa è scoppiata una nuova emergenza. La partecipata Siracusa Risorse, che gravità nell’orbita del Libero Consorzio, è senza fondi ed è stata costretta a mettere in ferie forzate i 94 dipendenti. Ovviamente stop ai relativi servizi, che riguardano proprio il trasporto disabili, la manutenzione delle scuole e delle strade.
Il commissario del Libero Consorzio, Giovanni Arnone, ha messo per iscritto che l’ente nel 2018 non è in condizioni di affrontare spese per servizi. Il buco già maturato dalla sola ex Provincia di Siracusa è di oltre 60 milioni. A Messina è stata avviata la procedura di dissesto. Una situazione che rispecchia quella di tutte le altre ex Province della Sicilia.