Palermo

Il prof ‘no vax’ e il tweet che imbarazza l’UniPa

“Il vaccino rende liberi”. La frase sostituita alla scritta “Arbeit Macht Frei (il lavoro rende liberi)” che campeggia sopra l’ingresso del campo di concentramento di  Auschwitz  e in numerosi altri campi di prigionia e sterminio realizzati dai nazisti in giro per l’Europa durante la seconda guerra mondiale. Un post accompagnato da un semplice commento “non fa una piega”.

Il tweet del prof ‘no vax’

E’ il tweet che imbarazza l’Università di Palermo postato da professor Gandolfo Dominici, docente associato di scienze economiche e aziendali e statistica. Un tweet in risposta ad un post del segretario del Pd Enrico Letta che parlava proprio di libertà e vaccini “Il vaccino è libertà – scrive letta nel suo posto – Libertà di andare a scuola in presenza, di viaggiare, di intraprendere, di partecipare ad attività culturali”.

Una risposta secca da un professore chiaramente ‘no vax’ almeno a giudicare dalla sua sequenza di post fra         Twitter e Facebook. Attacca il vaccino, il green pass e riporta l’appello di 36 docenti europei per il diritto allo studio considerando il green pass proprio uno strumento che lo limita. Ma il prof è un sostenitore convinto delle sue tesi che diffonde non solo attraverso i social ma anche utilizzando un canale Telegram che conta già 210 iscritti, canale al quale rimanda dal suo stesso profilo twitter.

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Il post e la propaganda anti vaccino adesso imbarazza non poco l’Unipa. “A nome dell’Ateneo, mi dissocio in maniera netta e completa da quanto pubblicato su un social network da un docente dell’Ateneo in risposta ad un esponente politico” dice il Rettore in carica del’Unipa.

“L’associazione del vaccino contro il Covid19 al motto dei campi di sterminio nazisti è totalmente inopportuna e gravemente offensiva – aggiunge il prof. Fabrizio Micari – Per quanto l’Università sia un luogo aperto alla libertà di pensiero e di dibattito appare intollerabile e raccapricciante la strumentalizzazione di una delle pagine più drammatiche della storia per esprimere una personale posizione. L’Ateneo seppure nel rispetto delle opinioni – continua il Rettore – stigmatizza tale modalità di espressione, estremamente lontana dallo spirito accademico di diffusione di un pensiero responsabile, basato sull’oggettività e sulla conoscenza”.

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