“Il Gip ha rigettato l’impostazione accusatoria secondo cui il mio ruolo sarebbe stato puramente formale, evidenziando che nonostante ‘l’esuberanza caratteriale’ del patron del Palermo Calcio, ho gestito la società con pienezza di poteri, indipendenza ed autorevolezza, e ha quindi respinto la richiesta dei pubblici ministeri di misure interdittive nei miei confronti”. Lo dice il presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, commentando l’ordinanza del Gip di Palermo con quale è stato disposto il sequestro da un milione di euro. “Per sostenere il suo impianto accusatorio – prosegue – la Procura mi ha iscritto nel registro degli indagati sempre in relazione alla nota vicenda del marchio, già vagliata dall’autorità giudiziaria e da numerosi consulenti, omettendo di considerare la notevole riduzione del credito vantato nei confronti di Alyssa rispetto a quello originariamente iscritto nei bilanci societari del 2016 e di rappresentare che, nel frattempo, Alyssa ha provveduto a versare parte della somme originariamente dovute alla società che oggi si sono ridotte a 28,5 milioni di euro”. “La Procura – aggiunge – contesta che tale credito, al quale il Palermo Calcio non ha mai rinunciato e che sta riscuotendo, sarebbe stato riportato nei prospetti e nelle comunicazioni inoltrate periodicamente all’organismo di vigilanza Covisoc, che, a conoscenza della intera vicenda giudiziale pendente, ha verificato tali documenti con le rituali visite ispettive presso la nostra sede non rilevando alcuna anomalia. Sul merito naturalmente non ho altro da aggiungere e confido nel sereno giudizio dei giudici”.
La Procura di Palermo aveva chiesto nuovamente, nei giorni scorsi, dopo il rigetto del 3 maggio scorso, misure cautelari personali per il proprietario del Palermo calcio, Maurizio Zamparini. Richiesta che il Gip ha nuovamente rigettato, disponendo il sequestro preventivo per equivalente di circa 1,1 milioni a fronte di una richiesta della Procura di oltre 50 milioni. A raccontare la sequenza degli eventi è il presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, anche lui indagato (solo per l’articolo 2638 del codice civile e cioè l’ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’autorità pubblica di vigilanza). Questo reato è contestato anche a Zamparini, nell’inchiesta che coinvolge il patron del club rosanero, il figlio e altre sei persone, per riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e reati tributari. Ieri il Gip, Fabrizio Anfuso, ha disposto il sequestro per la somma che il Palermo deve ancora al fisco e che è stata già rateizzata.
“Questo è l’ulteriore capitolo – spiega Giammarva – della medesima immutata vicenda che ormai, da più di un anno, vede impegnata la Procura di Palermo nelle indagini legate alla vendita del marchio del club, avvenuta tra il 2014 e il 2015. Questa vicenda giudiziaria è stata attraversata anche dalla richiesta di fallimento presentata dalla stessa Procura, in relazione alla quale il Tribunale fallimentare, in base alle risultanze della perizia dei propri consulenti, ha confermato il buono stato di salute dei conti della società, rigettando l’istanza”. “Il 21 marzo i pm – prosegue – spostando il tiro, hanno chiesto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di Maurizio Zamparini. Il 3 maggio il Gip ha rigettato le richieste della Procura che non ha impugnato il provvedimento ma, dopo appena 25 giorni, ha ripresentato richiesta di applicazione delle medesime misure cautelari e quella di sequestro preventivo per equivalente di oltre 50 milioni di euro, nonché l’applicazione di misure interdittive nei miei confronti, per la gestione della società, con conseguente con conseguente rischio di commissariamento del Palermo Calcio”.
L’unico elemento di novità della richiesta sarebbe “il trasferimento (il 3 maggio scorso) dei pieni poteri di gestione della società da Maurizio Zamparini alla mia persona”, conclude Giammarva.
A fronte di una richiesta della Procura di sequestrare 50 milioni di euro, il gip di Palermo ha disposto i sigilli a 1,1 milioni di euro del Palermo calcio. Il sequestro rientra nel’inchiesta sui conti del club e sul patron Maurizio Zamparini per riciclaggio, autoriciclaggio, falso in bilancio e reati tributari. “Tale sequestro – spiega il presidente del Palermo, Giovanni Giammarva – è essenzialmente posto a garanzia del pagamento della rateizzazione delle imposte e delle eventuali sanzioni in caso di mancato rispetto delle rate, a oggi tutte puntualmente pagate. Ad oggi, quindi, la società non ha alcun debito erariale scaduto e non onorato e il provvedimento di sequestro, avvenuto il giorno in cui sono stati pagati anche gli stipendi e l’iscrizione al campionato, che scadeva fatalmente proprio oggi, è riuscito solo a confermare (qualora ve ne fosse ancora bisogno) che la società non si trova in stato di insolvenza. Giammarva puntualizza che: “Tali richieste, se accolte, avrebbero comportato la scomparsa della nostra squadra dai campionati nazionali, squadra che oggi, invece, è iscritta in serie B e che continua a lottare per raggiungere la massima serie, dove credo meriti di stare. Come ho recentemente osservato, ognuna di queste vicende è coincisa temporalmente sempre con i momenti più topici dell’attività sportiva e amministrativa della società, come quest’ultima che irrompe nel momento della iscrizione al campionato, del pagamento degli stipendi, delle azioni davanti alla giustizia sportiva. Fin quando mi sarà consentito continuerò a svolgere il mio ruolo rivendicando la necessità che nel calcio siano sempre garantite sportività, legalità e trasparenza, soprattutto quando una squadra diviene proprietà morale e valore aggiunto di un’intera città, come il Palermo”.