Torna davanti al Gup, per la dichiarazione di nullità del decreto che dispone il giudizio, il processo sull’incendio scoppiato a bordo del traghetto della Tirrenia “Vincenzo Florio” che collegava Napoli a Palermo. Per il rogo, divampato la notte tra il 28 e il 29 maggio del 2009, sono imputati il comandante Aurelio Oliviero, il direttore di macchina Pasquale Cummaro, il primo ufficiale di macchina Gaetano Veniero e il responsabile dell’ufficio tecnico della Tirrenia, Antonio Venditti, che avrebbe ordinato le ventole dell’impianto antincendio senza fornire i particolari alla ditta.
La quarta sezione del Tribunale, davanti alla quale a febbraio il dibattimento era cominciato, ha accolto un’istanza
degli avvocati degli imputati che avevano lamentato la lesione del diritto di difesa. I legali, a loro dire, non avrebbero
potuto adeguatamente interloquire dopo l’ennesimo cambio di imputazione a carico dei loro assistiti in udienza preliminare.
La tesi è stata accolta dal collegio che ha deciso per la nullità del decreto e la “regressione” del procedimento
all’udienza preliminare. A otto anni dal rogo, dunque, e dopo lunghe indagini, si torna al punto di partenza con la
prescrizione dietro l’angolo.
Dall’inizio della vicenda le accuse agli imputati sono cambiate più volte: passando, tra l’altro, dal reato di disastro
doloso a quello di naufragio doloso. A bordo del traghetto c’erano 513 passeggeri e 53 componenti
dell’equipaggio che furono evacuati con scialuppe di salvataggio.