C’è la richiesta di rinvio a giudizio per il più giovane del branco accusato dello stupro al Foro Italico di Palermo. La Procura ha avanzato la richiesta, come riporta Live Sicilia, con udienza preliminare fissata al 9 gennaio per la decisione del Gip. A rischiare quindi il processo è Antonio Parrinello, che all’epoca dei fatti era addirittura minorenne.

Lo stupro

La violenza si consumò il 7 luglio scorso. In 7 si accanirono contro una ragazza 19enne. Alcuni del branco la conoscevano ed erano suoi “amici”. La convinsero a seguirli e al Foro Italico avvenne lo stupro. Il tutto poi è stato documentato da un’indagine che ha portato alla scoperta anche di video girati dai ragazzi stessi sui propri telefoni. La vittima denunciò tutto ai carabinieri.

Gli altri 6

Per gli altri 6 invece si sta valutando di formulare una richiesta di giudizio immediato, quindi potrebbero saltare l’udienza preliminare. Si va facendo strada questa ipotesi perché secondo la Procura ci sarebbe una “evidenza della prova di reità”. Si tratta di un procedimento speciale che porta ad anticipare il dibattimento senza finalità premiali per l’imputato. L’evidenza probatoria in questo caso sarebbe caratterizzata dal fatto che l’udienza preliminare potrebbe per l’appunto essere considerata superficiale. Ad inchiodare i ragazzi non solo le dichiarazioni della vittima ma anche messaggi scambiati attraverso i telefoni e le immagini di videosorveglianza che hanno immortalato il branco in compagnia della ragazza.

Un lavoro approfondito e veloce

Su questo caso scabroso, che ha avuto una eco nazionale considerando anche il cinismo e la gravità dei fatti, i magistrati hanno lavorato alacremente. Tanto da essere infatti riusciti a chiudere già il cerchio in tempi molto veloci con la chiusura delle indagini. Per tutti l’inizio del processo appare oramai dietro l’angolo.

Il video girato da uno degli stupratori

Uno “stupro di massa” come documenta il titolo del video girato da Angelo Flores, uno dei 7 arrestati, che con il cellulare ha ripreso la violenza nei confronti della vittima inerme. Nel corso di una conversazione captata in caserma dai carabinieri, due dei ragazzi arrestati, Samuele La Grassa ed Elio Arnao, avevano parlato della necessità di nascondere i telefoni, uno dei quali sarebbe stato “seppellito” sotto terra forse perché conteneva altri video compromettenti.

 

Articoli correlati