Sono caduti tutti i capi di imputazione tranne uno, rivelazione di segreto d’ufficio che ha portato alla condanna a 8 mesi, pena sospesa, all’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e all’ispettore della polizia municipale Domenico Chiappone.
Tutti assolti
Il tribunale di Termini Imerese presieduto da Vittorio Alcamo ha assolto tutti gli imputati nell’inchiesta nata nel 2017 che aveva ruotava attorno all’amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque eletto nel Movimento 5 Stelle, di cui non fa più parte. La richiesta di condanna era di un anno e sette mesi. Gli avvocati Antonio Di Lorenzo, Rosalba Scardina e Filippo Liberto annunciano ricorso in appello.
La vicenda
La vicenda riguarda un caso di abusivismo edilizio del cognato del sindaco. Chiappone ne parlò con Cinque che chiamò il cognato. In realtà era stata opera di un anonimo.
Contestata la rivelazione di segreto di ufficio
Agli imputati è stata contestata la rivelazione del segreto di ufficio. La difesa ha invece sostenuto che non ci fosse alcun segreto perché in ogni caso per legge il sindaco, in quanto tale, avrebbe avuto diritto di conoscere i fatti. Sono stati assolti l’ex sindaco Patrizio Cinque sulla presunta turbativa d’asta per l’affidamento diretto da 5 milioni del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, per il falso ideologico e la storia dell’affidamento del Palazzetto dello Sport.
Assolto anche l’ex commissario della Provincia di Palermo
Assolto anche l’ex commissario della Provincia di Palermo Manlio Munafò (difeso dagli avvocati Marcello Montalbano e Girolamo Rubino) e Salvatore Rappa, legale rappresentante dell’associazione sportiva Nuova Aquila Palermo. Assolto anche il geometra Onofrio Lisuzzo, difeso dagli avvocati Salvo Priola e Letizia Coassin, per cui era stata avanzata una richiesta di condanna 6 anni e 4 mesi per falso ideologico in atto pubblico e di falsità materiale commessa in atto pubblico da pubblico ufficiale e per turbata libertà degli incanti.
Assolti il funzionario comunale Romolo Maggio, difeso dall’avvocato Pietro Canzoneri, per lui c’era la richiesta più pesante: 8 anni e 4 mesi, e la dipendente comunale Angela Rizzo erano imputati per falso. Assolto infine anche l’assessore ed allora vicesindaco Fabio Atanasio, difeso dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Antonio Vecce.
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