Il Comune di Palermo è stato ammesso come parte civile nel processo in corso di svolgimento al Tribunale di Palermo per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida, uccisi il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini. Il Comune di Palermo è stato ammesso nonostante alcune eccezioni presentate dalle difese, tra cui quella relativa al territorio dove è stato commesso il duplice omicidio diverso da Palermo. Ho appreso con molta soddisfazione – ha detto il sindaco Orlando – dell’ammissione del Comune di Palermo come parte civile. Con questo atto continua la nostra battaglia a fianco della famiglia e che accomuna tutti i siciliani che vogliono verità su quell’orribile atto di mafia”.
Si è aperto il 10 settembre dentro l’aula bunker dell’Uccirdone il processo nei confronti dei capimafia Antonino Madonia e Gaetano Scotto, accusati di essere tra gli esecutori del delitto dell’agente Antonino Agostino e della moglie incinta Ida Castelluccio. Ieri si è aperta l’udienza preliminare dove c’è imputato, con la contestazione di favoreggiamento, anche Francesco Paolo Rizzuto, amico del poliziotto, all’epoca dei fatti minorenne. Il processo si apre 31 anni dopo l’agguato. Il magistrato deciderà chi dovrà essere processato per la strage avvenuta il 5 agosto 1989. Il Gip Alfredo Montalto ha aperto l’udienza preliminare a carico degli imputati.
L’agente Agostino e la moglie vennero trucidati davanti alla casa di famiglia a Villagrazia di Carini da alcuni killer arrivati a bordo di una moto. Le indagini vennero seguite dalla squadra mobile diretta da Arnaldo La Barbera, una fonte stipendiata dei servizi segreti. Nel corso degli anni è venuto fuori che L’agente Agostino sarebbe stato assoldato in una squadra di poliziotti e agenti dei servizi che avevano rapporti “opachi” con Cosa nostra.
Fu la Dia a svelare tutto. L’agente Agostino, collaborava con i servizi segreti in indagini finalizzate alla ricerca di latitanti di mafia ma altro potrebbe uscire nel corso del processo. La vittima, infatti, faceva parte di un gruppo assieme a Emanuele Piazza, sequestrato e assassinato 7 mesi dopo, nel marzo 1990, e poi Giovanni Aiello “faccia di mostro” morto d’infarto un anno fa, Guido Paolilli, agente di polizia e ad atri uomini. Secondo una tesi, Agostino avrebbe compreso le reali finalità della struttura a cui apparteneva, e se ne era allontanato poco prima del suo matrimonio: da qui la decisione di assassinarlo.
Nel corso dell’udienza hanno chiesto di costituirsi parte civile, attraverso l’avvocato Fabio Repici, il padre, le sorelle e i nipoti di Nino Agostino, un cugino della vittima e la sorella della moglie, Ida Castelluccio. Richiesta di partecipare al processo anche da parte del Comune di Palermo, dal centro Pio La Torre, da Libera e dall’associazione antimafia Cento per Cento in Movimento che ha creato una biblioteca sociale intestata a Agostino.
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