Antonino Pioppo, 69 anni, primario di oculistica, è indagato per favoreggiamento aggravato a Matteo Messina Denaro. Pioppo, attualmente in servizio all’ospedale Civico di Palermo, ha precedentemente lavorato a Villa Sofia. L’accusa mossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ipotizza che il medico fosse a conoscenza della vera identità dell’ex latitante.

Ricette mediche ritrovate nel covo del boss

L’indagine è scaturita dal ritrovamento di due ricette mediche firmate da Pioppo nel covo di Campobello di Mazara, dove Messina Denaro si nascondeva. Le ricette, risalenti al periodo tra il 2016 e il 2020, sono intestate una ad Andrea Bonafede, falso nome utilizzato dal boss, e l’altra ad un’altra persona.

Perquisizioni in ospedali e studio privato

La Dda sta indagando per accertare se Pioppo sapesse di aver visitato Messina Denaro e se l’ex latitante sia stato sottoposto a interventi oculistici presso gli ospedali Civico o Villa Sofia. Messina Denaro soffriva di una grave forma di strabismo, che in passato lo avrebbe spinto a cercare cure anche in Spagna. Perquisizioni sono state eseguite negli ospedali palermitani e nello studio privato del medico, che è già stato interrogato dagli inquirenti.

Perquisizioni in ospedale a Villa Sofia e Civico, la Dda indaga sulle cure a Matteo Messina Denaro

Sono in corso perquisizioni negli ospedali Villa Sofia e Civico di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle coperture di cui ha goduto durante la latitanza il boss Matteo Messina Denaro. L’attività investigativa è coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Al centro delle indagini la rete di connivenze che ha aiutato il capomafia anche in ambienti sanitari.

“Lui mi faceva stare bene”, il racconto ai giudici dell’ex donna di Matteo Messina Denaro

“Quando l’ho conosciuto io sapevo che si chiamava Francesco Salsi e così pure quando abbiamo cominciato ad avere una conoscenza intima. Poi, quando ho saputo chi era, nella mia mente comunque ho continuato a percepirlo come la persona che avevo incontrato”. Così nel corso di dichiarazioni spontanee, alla vigilia della sentenza d’appello, Lorena Lanceri, una delle donne di Matteo Messina Denaro condannata per mafia a 13 anni e 4 mesi, si è rivolta ai giudici.

Il racconto

“Lui mi aveva detto che era perseguitato dalla giustizia e io ci ho creduto. – ha spiegato – Per me era un periodo difficile sia con mio marito che in famiglia. Avevo problemi anche di autostima e non nego che gli ho voluto bene anche perché io vedo sempre il bene nelle persone e poi lui con me era gentile e mi faceva stare bene”. “Poi si è ammalato della stessa malattia di mia madre e ci siamo avvicinati ancora di più – ha raccontato in lacrime – Ma io non sono una criminale e se vado avanti in questo inferno è solo per l’amore che ho per i miei figli. Del resto non mi interessa più nulla”.