Le tendenze di Roberto Elice, il prete palermitano finito in manette per aver molestato tre bambini, non erano un mistero. I genitori dei piccoli avevano scoperto cosa succedeva nei ritiri spirituali e ne avevano chiesto conto e ragione al prete che forse per questo era stato allontanato a trasferito a roma in una comunità per preti in difficoltà.
A dimostrare questa ‘coscienza rabbiosa’ dei genitori ci sarebbero i messaggi scambiati con i genitori dei bambini molestati, nei quali le mamme chiedevano spiegazioni. e le spiegazioni arrivavano ma erano principalmente conferme. Il prete, infatti, non si nascondeva.
“Gli ho fatto male nell’animo con il mio modo di amarlo, gli ho distrutto il cuore a poco a poco… per il suo bene ho accettato di stargli sempre lontano” rispondeva Don Elice a una madre che gli chiedeva spiegazioni su Whatsapp. Messaggi fin troppo chiari “Troppi abbracci e il desiderio di ricevere affetto lo hanno fatto entrare nel caos e a me mi hanno fatto perdere la bussola…Non ci sono finito a letto” concludeva Elice.
Gli inquirenti hanno acquisito questi messaggi, ma anche tanti sms nei quali il prete confessava “Sono un servo di Satana, non di Dio”. Ma quella del prete era una vera e proprio malattia. Una lotta fra la sua coscienza e i suoi istinti che emerge chiaramente proprio da queste comunicazioni con una amica in parrocchia: “Prega per me. Sto male davvero”.
L’intera vicenda risale al mese di ottobre del 2014 quando Elice era sacerdote di Maria Santissima Assunta. Il conflitto interiore era esploso dopo che una delle vittime, un ragazzino di 13 anni, aveva raccontato tutto alla madre.
Don Roberto era disperato, tanto da pensare al suicidio: “Quante cose tengo nel mio cuore, io mi toglierei la vita” scriveva ancora all’amica che cercava di convincerlo a non farlo e annunciava preghiere per il parroco. La donna, che frequenta la parrocchia di via Perpignano, non ha mai negato di sapere. ha raccontato tutto agli inquirenti quando si sono presentati da lei. ha raccontato come ha cercato di sostenere l’uomo che lottava contro i suoi istinti.
La posizione di tutte le persone coinvolte in questa vicenda è al vaglio degli investigatori ma il quadro che emerge da interrogatori e messaggi recuperati è veramente a tinte fosche. Non è solo quello dell’orco ma di un prete tormentato e cosciente di fare del male ai bambini tanto da essere preoccupato per le sue vittime “Spero solo che possa essere felice e sereno” – scriveva in un altro sms acquisito anche questo dagli investigatori.
Don Elice appare come un uomo che ha commesso dei reati contro la legge, contro la morale, contro la chiesa ma un uomo che ha bisogno di aiuto anche se gli inquirenti non sono certi che la preoccupazione fosse solo di natura ‘solidale’ e temono che alcuni di quei messaggi nascondano, in realtà, la volontà di far sparire le prove, far tacere i testimoni e i suoi accusatori. Ma ormai era troppo tardi
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